La prima reflex 35mm è della Exakta Kine I,presentata alla fiera di Lipsia nel 1936(sopra a sinistra),anche se in Russia esisteva già da qualche tempo il prototipo di un'altra reflex,la Gomz Sport (sopra a destra).Le prime reflex dotate di pentaprisma invece sono state la Rectaflex nel 1948(in basso a sinistra) e la Contax-S nel 1949(in basso a destra).
Il primato della commericalizzazione è Italiano,la Rectaflex prodotta a Roma in piccola quantità nel 1948.La diffusione di massa è però stata raggiunta solo l'anno successivo,quando la Zeiss-Jena ha commercvializzato la Contaz Spiegel o Contax S.
lunedì 7 aprile 2014
sabato 5 aprile 2014
curiosità dal neolitico: NIMSLO fotografia 3D
Nimslo è stato uno dei tanti fiaschi dell'industria fotografica.Venne presentato alla photokina del 1978,come primo apparecchio tridimensionale rivolto al grande pubblico.Questa era l'unica verità, perché in realtà il sistema adottato dalla Nimslo non era affatto nuovo.
La macchina era dotata di quattro obiettivi e la fotografia poi veniva stampata su una carta particolare che aveva una superficie formata da piccole lenti cilindriche.Questo faceva si, che a seconda di come si guardava la fotografia, questa appariva sotto punti di vista differenti, che l'occhio recepiva comunque come immagine singola, dando l'impressione della tridimensionalità.
Dopo la presentazione l'apparecchio a poco a poco sparì nel nulla.Infatti per diffondere questo sistema bisognava creare una rete di laboratori che usasse il trattamento specifico e utilizzasse carta con superficie lenticolare.Investimenti enormi che nessuno si sentì di affrontare.
Un'ultima curiosità:il nome della macchina era dato dall'unione dei cognomi di chi la presentò,l'americano Nims e il giapponese Lo.
La macchina era dotata di quattro obiettivi e la fotografia poi veniva stampata su una carta particolare che aveva una superficie formata da piccole lenti cilindriche.Questo faceva si, che a seconda di come si guardava la fotografia, questa appariva sotto punti di vista differenti, che l'occhio recepiva comunque come immagine singola, dando l'impressione della tridimensionalità.
Dopo la presentazione l'apparecchio a poco a poco sparì nel nulla.Infatti per diffondere questo sistema bisognava creare una rete di laboratori che usasse il trattamento specifico e utilizzasse carta con superficie lenticolare.Investimenti enormi che nessuno si sentì di affrontare.
Un'ultima curiosità:il nome della macchina era dato dall'unione dei cognomi di chi la presentò,l'americano Nims e il giapponese Lo.
mercoledì 2 aprile 2014
obiettivo macro fatto in casa
Gli obiettivi non sono oggetti particolarmente economici e, soprattutto se la fotografia macro
non è il nostro settore preferito, la spesa per acquistare un obiettivo
ad hoc potrebbe essere elevata. Esiste, però, una soluzione più
economica: realizzare un obiettivo macro con le proprie mani.
Le strade percorribili per realizzare in casa un obiettivo macro sono più di una: si puà ricorrere a dei tubi di estensione, si può montare un obiettivo al contrario usando un anello di inversione,oppure si può trasformare un obiettivo tradizionale in un obiettivo macro.
Per quanto riguarda quest’ultimo punto, ci servono due cose: un set di cacciaviti ed un obiettivo da sacrificare. Se avete qualche pezzo che non usate più, magari anche con la lente frontale rotta o graffiata, allora siete a cavallo: in pochi minuti potrete ridare vita al vostro vecchio obiettivo trasformandolo in un obiettivo per la macrofotografia. Ovviamente, se non avete obiettivi sottomano da sacrificare, potete sempre rivolgervi ad eBay dove sicuramente potete trovare un vecchio obiettivo adatto al vostro scopo (cercate, appunto, qualche pezzo danneggiato sulla lente frontale).
Il trucco per realizzare un obiettivo macro partendo da un obiettivo normale è nell’eliminare l’elemento frontale di quest’ultimo. Procedendo con un cacciavite, eliminate prima di tutto la cover plastica presente dinanzi al vostro obiettivo, quell’anello sui cui normalmente sono riportate le caratteristiche dell’obiettivo stesso.

Quindi, con un cacciavite, svitate le tre viti che attaccano la lente frontale al resto dell’obiettivo. Eliminate fisicamente la lente in questione…e fermatevi. Adesso avete un obiettivo macro a tutti gli effetti. Certamente non si può dire che sia bellissimoma svolge egregiamente il suo lavoro, come si può vedere da questa foto:

Un obiettivo del genere ha ovviamente vantaggi e svantaggi. Il vantaggio maggiore è il costo, essendo nato da un obiettivo non più usato o comprato a poco prezzo su internet. Lo svantaggio maggiore è che la profondità di campo sarà molto più stretta di un obiettivo macro vero. Per bilanciare questo piccolo problema, il consiglio è quello di scattare le fotografie tenendo il diaframma più chiuso possibile. Ovviamente, con il diaframma chiuso, ci potrebbero essere problemi di luce in caso di scarsa illuminazione, per cui portatevi dietro sempre un cavalletto ed un flash esterno.
A proposito, eliminando l’elemento frontale manderete a pallino la messa a fuoco automatica: spegnetela e mettete a fuoco a mano.
Buon divertimento...
Le strade percorribili per realizzare in casa un obiettivo macro sono più di una: si puà ricorrere a dei tubi di estensione, si può montare un obiettivo al contrario usando un anello di inversione,oppure si può trasformare un obiettivo tradizionale in un obiettivo macro.
Per quanto riguarda quest’ultimo punto, ci servono due cose: un set di cacciaviti ed un obiettivo da sacrificare. Se avete qualche pezzo che non usate più, magari anche con la lente frontale rotta o graffiata, allora siete a cavallo: in pochi minuti potrete ridare vita al vostro vecchio obiettivo trasformandolo in un obiettivo per la macrofotografia. Ovviamente, se non avete obiettivi sottomano da sacrificare, potete sempre rivolgervi ad eBay dove sicuramente potete trovare un vecchio obiettivo adatto al vostro scopo (cercate, appunto, qualche pezzo danneggiato sulla lente frontale).
Il trucco per realizzare un obiettivo macro partendo da un obiettivo normale è nell’eliminare l’elemento frontale di quest’ultimo. Procedendo con un cacciavite, eliminate prima di tutto la cover plastica presente dinanzi al vostro obiettivo, quell’anello sui cui normalmente sono riportate le caratteristiche dell’obiettivo stesso.

Quindi, con un cacciavite, svitate le tre viti che attaccano la lente frontale al resto dell’obiettivo. Eliminate fisicamente la lente in questione…e fermatevi. Adesso avete un obiettivo macro a tutti gli effetti. Certamente non si può dire che sia bellissimoma svolge egregiamente il suo lavoro, come si può vedere da questa foto:

Un obiettivo del genere ha ovviamente vantaggi e svantaggi. Il vantaggio maggiore è il costo, essendo nato da un obiettivo non più usato o comprato a poco prezzo su internet. Lo svantaggio maggiore è che la profondità di campo sarà molto più stretta di un obiettivo macro vero. Per bilanciare questo piccolo problema, il consiglio è quello di scattare le fotografie tenendo il diaframma più chiuso possibile. Ovviamente, con il diaframma chiuso, ci potrebbero essere problemi di luce in caso di scarsa illuminazione, per cui portatevi dietro sempre un cavalletto ed un flash esterno.
A proposito, eliminando l’elemento frontale manderete a pallino la messa a fuoco automatica: spegnetela e mettete a fuoco a mano.
Buon divertimento...
martedì 1 aprile 2014
movimento dell'otturatore ripreso in slow motion
La vita media dell’otturatore di una reflex varia da modello a modello in funzione della qualità costruttiva e dei materiali impiegati nonché a quanta cura abbiamo del nostro apparecchio.
Strapazzare una macchina fotografica, farla cadere o esporre l’interno della stessa agli agenti atmosferici (vento o polvere che sia, senza parlare dell’acqua) è uno dei modi migliori per ridurre drasticamente il numero di scatti che, ipoteticamente, possiamo realizzare.
Per quanto riguarda le reflex entry level, come la maggior parte delle half frame, i produttori quantificano intorno a 100.000 il numero degli scatti effettuabili, numero che sale drasticamente passando alle full frame e soprattutto alle ammiraglie: 200.000 e 300.000 scatti sono infatti numeri abbastanza comuni in questa categoria.

I numeri forniti dai produttori, in ogni caso, sono sottodimensionati: una reflex “garantita” per 100mila scatti arriverà probabilmente intorno ai 150/180mila senza mostrare segni di cedimento (se trattata bene). Ovviamente, nel caso siate abituati a cambiare spesso le ottiche senza prendere le più elementari precauzioni (come puntare l’obiettivo verso il basso prima di staccarlo o effettuare questa operazione in zone poco polverose e ventose), potete dimenticarvi di arrivare a questi valori e probabilmente sarà necessario un ciclo di manutenzione ben prima di giungere alla soglia definita dal produttore.
Nel caso siate giunti a fine vita del vostro otturatore, prima di procedere alla sua sostituzione, vi dovete porre una semplicissima domanda: quanti anni ha la vostra macchina fotografica? Se siete dei fotoamatori (e l’otturatore non si è rotto per cause terze come un incidente), probabilmente la vostra reflex ha un’età veneranda. In questo caso, considerando che le spese di sostituzione si aggirano intorno ai 250/300 euro (di solito 100/150 euro per l’otturatore, il resto di manodopera), ha più senso acquistare una nuova reflex (scelta che consiglio nel caso si usa una half frame): risparmierete e soprattutto aggiornerete il vostro apparecchio.
La seconda domanda da porsi è perché si è rotto l’otturatore. Nel caso non si sia giunti al fine vita, probabilmente la vostra reflex ha subito dei danni che hanno contribuito alla sua rottura: siete sicuri che non ci siano altre componenti a rischio, come il pentaprisma (sicuri che non si è incrinato) o gli specchi? Ricordatevi che anche il movimento degli specchi è soggetto ad usura ed è maggiormente influenzabile da agenti esterni come la polvere. Nel caso abbiate dei dubbi in proposito, fate sempre fare un check completo alla vostra reflex. Check che, in caso di danni e relative sostituzioni, può arrivare a costare anche più di 500 euro: un preventivo è sempre necessario prima di affidarsi ad un centro riparazione.
Chi può sostituire i componenti di una reflex? Ci si può rivolgere ai centri assistenza del brand della vostra reflex (di solito costosi) così come a parecchi studi fotografici (specie nelle grandi città). Questi ultimi sono sicuramente più economici ma attenzione alla qualità del lavoro svolto: chiedete in giro ed informatevi prima di affidare la vostra reflex a mani non esperte.
La vita media dell’otturatore di una reflex varia da modello a modello in funzione della qualità costruttiva e dei materiali impiegati nonché a quanta cura abbiamo del nostro apparecchio.
Strapazzare una macchina fotografica, farla cadere o esporre l’interno della stessa agli agenti atmosferici (vento o polvere che sia, senza parlare dell’acqua) è uno dei modi migliori per ridurre drasticamente il numero di scatti che, ipoteticamente, possiamo realizzare.
Per quanto riguarda le reflex entry level, come la maggior parte delle half frame, i produttori quantificano intorno a 100.000 il numero degli scatti effettuabili, numero che sale drasticamente passando alle full frame e soprattutto alle ammiraglie: 200.000 e 300.000 scatti sono infatti numeri abbastanza comuni in questa categoria.

I numeri forniti dai produttori, in ogni caso, sono sottodimensionati: una reflex “garantita” per 100mila scatti arriverà probabilmente intorno ai 150/180mila senza mostrare segni di cedimento (se trattata bene). Ovviamente, nel caso siate abituati a cambiare spesso le ottiche senza prendere le più elementari precauzioni (come puntare l’obiettivo verso il basso prima di staccarlo o effettuare questa operazione in zone poco polverose e ventose), potete dimenticarvi di arrivare a questi valori e probabilmente sarà necessario un ciclo di manutenzione ben prima di giungere alla soglia definita dal produttore.
Nel caso siate giunti a fine vita del vostro otturatore, prima di procedere alla sua sostituzione, vi dovete porre una semplicissima domanda: quanti anni ha la vostra macchina fotografica? Se siete dei fotoamatori (e l’otturatore non si è rotto per cause terze come un incidente), probabilmente la vostra reflex ha un’età veneranda. In questo caso, considerando che le spese di sostituzione si aggirano intorno ai 250/300 euro (di solito 100/150 euro per l’otturatore, il resto di manodopera), ha più senso acquistare una nuova reflex (scelta che consiglio nel caso si usa una half frame): risparmierete e soprattutto aggiornerete il vostro apparecchio.
La seconda domanda da porsi è perché si è rotto l’otturatore. Nel caso non si sia giunti al fine vita, probabilmente la vostra reflex ha subito dei danni che hanno contribuito alla sua rottura: siete sicuri che non ci siano altre componenti a rischio, come il pentaprisma (sicuri che non si è incrinato) o gli specchi? Ricordatevi che anche il movimento degli specchi è soggetto ad usura ed è maggiormente influenzabile da agenti esterni come la polvere. Nel caso abbiate dei dubbi in proposito, fate sempre fare un check completo alla vostra reflex. Check che, in caso di danni e relative sostituzioni, può arrivare a costare anche più di 500 euro: un preventivo è sempre necessario prima di affidarsi ad un centro riparazione.
Chi può sostituire i componenti di una reflex? Ci si può rivolgere ai centri assistenza del brand della vostra reflex (di solito costosi) così come a parecchi studi fotografici (specie nelle grandi città). Questi ultimi sono sicuramente più economici ma attenzione alla qualità del lavoro svolto: chiedete in giro ed informatevi prima di affidare la vostra reflex a mani non esperte.
Come fare per sapere quanti scatti ha effettuato la mia reflex?
Sia che si usi una Nikon o una Canon, basta andare a leggere i dati EXIF (esistono tantissimi programmi free che permettono di farlo): tra di essi troverete il numero totale di scatti effettuato dall’inizio della vita della macchina.venerdì 28 marzo 2014
estratto dal mio vecchio quaderno di appunti, sui trattamenti differenziati delle pellicole a colori (quando ancora si usavano le pellicole e non esisteva nikon efex co)
intestazione dei fogli di appunti: tecniche colore da provare sul ritratto
negativo colore 400 iso tirato a 800-1600 + calza davanti alla lente (effetto soft-grana-colorazioni pastello)= risultato discreto
diffusione localizzata umettando la lente uv con glicerina (flou)= scarso
negativo colore 100 iso (varie marche per effetti diversi) esp. forcella e sviluppo in E6 200 iso= risultati scadenti
kodak vps 160 iso in E6 -forcellatura-sviluppare come 200iso= discreto
dia 100 tirata 400 con calza e non = discreto solo dal 6x6 in su
// 400 // 1600 // // =discreto solo dal 6x6 in su
schiacciamento tonale
vps esp.25 svil 50 in E6=discreto
vps esp.50 svil 200 in E6=scarso
neg 100 iso esp50 iso svil. in E6=discreto
dia 100 iso esp.200 iso svil. in C41(a100iso-200iso)
pastello
neg. co. 100iso esporre a forcella (+2/-2) in E6 come 50iso =into ambra-discreto
dia 100iso esporre a 200iso sviluppo come 50 iso = into giallastra contrasto contenuto-gradevole
negativo colore 400 iso tirato a 800-1600 + calza davanti alla lente (effetto soft-grana-colorazioni pastello)= risultato discreto
diffusione localizzata umettando la lente uv con glicerina (flou)= scarso
negativo colore 100 iso (varie marche per effetti diversi) esp. forcella e sviluppo in E6 200 iso= risultati scadenti
kodak vps 160 iso in E6 -forcellatura-sviluppare come 200iso= discreto
dia 100 tirata 400 con calza e non = discreto solo dal 6x6 in su
// 400 // 1600 // // =discreto solo dal 6x6 in su
schiacciamento tonale
vps esp.25 svil 50 in E6=discreto
vps esp.50 svil 200 in E6=scarso
neg 100 iso esp50 iso svil. in E6=discreto
dia 100 iso esp.200 iso svil. in C41(a100iso-200iso)
pastello
neg. co. 100iso esporre a forcella (+2/-2) in E6 come 50iso =into ambra-discreto
dia 100iso esporre a 200iso sviluppo come 50 iso = into giallastra contrasto contenuto-gradevole
giovedì 27 marzo 2014
megapixel,perché troppi fanno male?
Perché più megapixel è sconveniente? Ipotizziamo,
come purtroppo succede nel mondo delle compatte, di utilizzare lo stesso
sensore(magari il piccolissimo1/1,8″) su tutte le versioni di macchina
fotografica immesse in commercio. La prima versione ha 4Megapixel, la
seconda versione sale a 7Megapixel. Essendo la dimensione del sensore la
stessa, l’unico modo per incrementare il numero dei fotodiodi è quello
di ridurre la loro dimensione.
Ma più un fotodiodo è piccolo, meno luce cattura. Meno luce cattura significa segnale elettrico più basso e SNR (rapporto segnale/rumore) più piccolo. Va da se che, dopo aver applicato l’amplificazione necessaria, l’immagine presenti una quantità di rumore nettamente superiore alla versione da 4Megapixel. Rumore talmente superiore da rendere le fotografie a ISO elevati inguardabili.
Ma non finisce qui: fotodiodi più piccoli vuol dire anche minore capacità di “immagazzinamento” (passatemi il termine): è molto più facile che degli elettroni strabordino (specie con luci forti) verso fotodiodi vicini. E questo si traduce in un incremento della possibilità che sulla foto finale siano presenti degli artefatti.
Ed il rumore di fondo? Anche questo aumenta e non di poco: il rumore di fondo è la somma di vari contributi. Abbiamo il rumore di lettura dovuto alla conversione analogico-digitale, il rumore di trasferimento dovuto allo spostamento fisico degli elettroni dai fotodiodi ed abbiamo anche il rumore termico generato dalla luce che colpisce i fotodiodi: quest’ultimo ovviamente tende a crescere quanto più è spessa la trama del sensore. Più fotodiodi sul sensore significa maggiore calore quindi maggiore rumore. In ultimo rimane il rumore cromatico: simile al rumore termico, genera aberrazioni cromatiche nei pixel limitrofi con tempi di esposizione lunghi.
Riassumendo, quando un venditore prova a sbolognarvi una macchina fotografica da 80Megapixel perché fa figo e non puoi non averla, la risposta da fornire è: qual’è il rapporto tra megapixel e dimensione del sensore? Se il venditore non sa rispondervi, cambiate negozio. Con ciò sottolineo come non è detto che una compatta faccia foto orrende: se recuperate una vecchia compatta con una risoluzione per esempio da da 6Megapixel, vi renderete conto come le sue foto siano qualitativamente di una macchina fotografica compatta attuale. E questo perché la prima ha un rapporto tra megapixel e dimensione del sensore molto basso.
non lo sapevate? bè,adesso sapevatelo..
Ma più un fotodiodo è piccolo, meno luce cattura. Meno luce cattura significa segnale elettrico più basso e SNR (rapporto segnale/rumore) più piccolo. Va da se che, dopo aver applicato l’amplificazione necessaria, l’immagine presenti una quantità di rumore nettamente superiore alla versione da 4Megapixel. Rumore talmente superiore da rendere le fotografie a ISO elevati inguardabili.
Ma non finisce qui: fotodiodi più piccoli vuol dire anche minore capacità di “immagazzinamento” (passatemi il termine): è molto più facile che degli elettroni strabordino (specie con luci forti) verso fotodiodi vicini. E questo si traduce in un incremento della possibilità che sulla foto finale siano presenti degli artefatti.
Ed il rumore di fondo? Anche questo aumenta e non di poco: il rumore di fondo è la somma di vari contributi. Abbiamo il rumore di lettura dovuto alla conversione analogico-digitale, il rumore di trasferimento dovuto allo spostamento fisico degli elettroni dai fotodiodi ed abbiamo anche il rumore termico generato dalla luce che colpisce i fotodiodi: quest’ultimo ovviamente tende a crescere quanto più è spessa la trama del sensore. Più fotodiodi sul sensore significa maggiore calore quindi maggiore rumore. In ultimo rimane il rumore cromatico: simile al rumore termico, genera aberrazioni cromatiche nei pixel limitrofi con tempi di esposizione lunghi.
Riassumendo, quando un venditore prova a sbolognarvi una macchina fotografica da 80Megapixel perché fa figo e non puoi non averla, la risposta da fornire è: qual’è il rapporto tra megapixel e dimensione del sensore? Se il venditore non sa rispondervi, cambiate negozio. Con ciò sottolineo come non è detto che una compatta faccia foto orrende: se recuperate una vecchia compatta con una risoluzione per esempio da da 6Megapixel, vi renderete conto come le sue foto siano qualitativamente di una macchina fotografica compatta attuale. E questo perché la prima ha un rapporto tra megapixel e dimensione del sensore molto basso.
non lo sapevate? bè,adesso sapevatelo..
martedì 25 marzo 2014
l'Esposimetro, questo sconosciuto.
A malincuore noto che la conoscenza della macchina fotografica è più superficiale di un tempo.Forse perchè "prima" (c'è sempre un prima,esiste anche un prima di prima e un prima di prima di prima,è bene che lo sappiate)sembrava più faticoso imparare e si affrontava l'argomento con meno superficialità,fatto stà che per la maggioranza di chi usa una macchina fotografica, l'utilizzo dell'esposimetro rimane un mistero.
Sappiate che in tutti i casi (sia in caso di luce controllata che di luce ambiente) senza il corretto uso dell'aggeggio soprannominato avrete delle immagini alla cacchium,ove si definisce alla cacchium; l'uso esclusivo dei meccanismi automatici studiati dal costruttore della vostra macchina fotografica.
Misurare in modalità spot sulle alte luci o sulle ombre(soprattutto quando la scena presenta molti contrasti) invece che con l'ultimo matrix a cianquantamila punti di lettura, vi darà una immagine totalmente differente,così come sarebbe differente se usaste la ponderata centrale.In parole povere la fotografia si fà in presenza o in assenza della quantità di luce che ci necessita per ottenere l'immagine finale come la vorremmo,e lo strumento che ci permette di sapere se ne abbiamo poca o troppa, o per miracolo, la giusta quantità è l'esposimetro.Provate a usare le diverse possibilità che la macchina vi mette a disposizione e vi accorgerete immediatamente di cosa intendo dire.Poi se la cosa vi riesce proprio difficile potete sempre iscrivervi a uno dei miei corsi ;)
Le moderne macchine digitali danno tutte la possibilità delle diverse letture, e il file RAW (altro parametro sottoutilizzato) ha la capacità di restituirci, durante la post produzione,luci e ombre da aprire o chiudere alla bisogna,in grande quantità.
Non lo sapevate? bene è ora di sapevatelo!!
Cià..
Sappiate che in tutti i casi (sia in caso di luce controllata che di luce ambiente) senza il corretto uso dell'aggeggio soprannominato avrete delle immagini alla cacchium,ove si definisce alla cacchium; l'uso esclusivo dei meccanismi automatici studiati dal costruttore della vostra macchina fotografica.
Misurare in modalità spot sulle alte luci o sulle ombre(soprattutto quando la scena presenta molti contrasti) invece che con l'ultimo matrix a cianquantamila punti di lettura, vi darà una immagine totalmente differente,così come sarebbe differente se usaste la ponderata centrale.In parole povere la fotografia si fà in presenza o in assenza della quantità di luce che ci necessita per ottenere l'immagine finale come la vorremmo,e lo strumento che ci permette di sapere se ne abbiamo poca o troppa, o per miracolo, la giusta quantità è l'esposimetro.Provate a usare le diverse possibilità che la macchina vi mette a disposizione e vi accorgerete immediatamente di cosa intendo dire.Poi se la cosa vi riesce proprio difficile potete sempre iscrivervi a uno dei miei corsi ;)
Le moderne macchine digitali danno tutte la possibilità delle diverse letture, e il file RAW (altro parametro sottoutilizzato) ha la capacità di restituirci, durante la post produzione,luci e ombre da aprire o chiudere alla bisogna,in grande quantità.
Non lo sapevate? bene è ora di sapevatelo!!
Cià..
venerdì 21 marzo 2014
per chi ha le idee un pò confuse, ricomincio a scrivere sul blog per spiegare:Cosa è il Book,Cosa sono le foto test
Cosa è il fantomatico "Book"?
Il "Book" è un portfolio che contiene fotografie raffiguranti la modella in varie situazioni, con vari look, in studio e all'aperto, ed ha come principale scopo quello di evidenziare ai clienti la resa fotografica della modella. La prima foto del book è sempre il cosiddetto "beauty", ovvero un primo piano del viso. Per essere completo il book deve contenere anche delle foto che mostrino il corpo della modella (in costume da bagno o in lingerie). Bene, detto l'essenziale adesso entriamo nei dettagli: Il book per un/a modello/a rappresenta il sistema per proporsi ai vari casting (ultimamente c'è chi affianca o sostituisce il classico book con le foto stampate in formato A4,presentate nel portaplasticoni a fogli aggiungibili, con slideshow in DVD). Il book è sempre in itinere,nel senso che dovrà essere sempre aggiornato con foto recenti e per chi ne avrà la possibilità, con le foto dei lavori più rappresentativi che avrà la fortuna di possedere. Quindi và da se che il "primo"book è importante per vari motivi,
il primo è:se avrete il vostro primo lavoro o no dipende da come vi presentate,quindi dalla qualità della vostra immagine presentata attraverso di esso. Le foto dovranno essere più varie possibili (la quantità totale non più di 20),con abbigliamento,trucco e parrucco,ambienti ecc. differenti, ovviamente per farlo di qualità(che simuli il più possibile il book di una modella già affermata),servono più sessioni di ripresa,in studio e location,avvalendosi di stilista,acconciatrice/ore,truccatrice/ore.In parole povere se fatto in questo modo vi verrebbe a costare un botto e c'è da dire che sono poche le persone che decidono di scegliere questo tipo di opzione (bisogna essere convinte delle propri potenzialità e avere la possibilità economica per affrontare la spesa). Di norma si opta per l'opzione più pratica e economica:fare uno shooting in studio della durata di 4/6 ore,portando con se circa sei cambi di abbigliamento,e qualcuno che si occupi del trucco e dell'acconciatura,in modo decente, senza pretendere grosse cifre (nel caso di parenti e amici magari anche gratis).Poi nel tempo se si avrà la fortuna di lavorare si amplierà. L'opzione più economica prevede uno shooting in studio,con almeno quattro cambi di look,il tutto da svolgersi entro massimo quattro ore.Senza assistenti di studio,e curando da se trucco e parrucco.Ne risentirà inevitabilmente la qualità ma è un modo per iniziare senza dover spendere alte cifre. Assolutamente da evitare le foto fatte dal ragazzo,dal parente,dall'amico ecc...se ti presenti male troverai sempre porte chiuse. Adesso veniamo ai costi: Variano secondo il numero e la qualità delle professionalità coinvolte,i tempi di lavoro,gli spostamenti di tutto e tutti verso più location. Si parte da 200/300€ fino a qualche migliaio di euro.
Le foto test
Mettere insieme un book che permetta di lavorare è necessario, ma prima di poterlo fare, bisognerebbe fare dei test fotografici (i cosiddetti "provini"). Questi test sono dei servizi fotografici impostati in modo da mettere alla prova la modella, la quale deve dimostrare di sapersi muovere davanti alla camera, e di essere disinvolta e naturale,perchè non basta essere carine e avere le doti fisiche richieste, ma bisogna anche imparare a stare su un set e questo si impara solo con l'esperienza.
Provini, test, come si svolgono
Compete al fotografo, insieme agli eventuali truccatori e anche alla modella stessa, curare lo styling (i vestiti, l'ambiente, il tipo di trucco e l'acconciatura). Occorre sempre informarsi se il fotografo dispone di vestiti o se è necessario che la modella porti dei capi del suo guardaroba personale. Per limitare i costi il più possibile le foto vengono spesso scattate per strada, all'aperto o nello studio del fotografo. Alla luce di quanto esposto appare ovvio come non sia facile ottenere delle foto che abbiano la raffinatezza e la perfezione di un vero e proprio lavoro. Il più delle volte, infatti, non basta poi un unico test. Ogni fotografo ha il suo stile, ma per il book della modella servono immagini il più possibile differenti tra di loro. E' assolutamente normale che il primo test di un'aspirante modella possa differire dalle aspettative. Non è sufficiente, infatti, il talento del fotografo per rendere pregiato un servizio, ma è necessaria molta esperienza da parte delle modelle, ed è ovvio che non si possa pretendere tale esperienza con chi sta muovendo i primi passi in questo mondo.
Quanto costa un test?
Per ogni test il compenso del fotografo ammonta in media a circa 150/200 Euro; quello del truccatore/ice varia in media dai 50 ai 75 Euro.
Il "Book" è un portfolio che contiene fotografie raffiguranti la modella in varie situazioni, con vari look, in studio e all'aperto, ed ha come principale scopo quello di evidenziare ai clienti la resa fotografica della modella. La prima foto del book è sempre il cosiddetto "beauty", ovvero un primo piano del viso. Per essere completo il book deve contenere anche delle foto che mostrino il corpo della modella (in costume da bagno o in lingerie). Bene, detto l'essenziale adesso entriamo nei dettagli: Il book per un/a modello/a rappresenta il sistema per proporsi ai vari casting (ultimamente c'è chi affianca o sostituisce il classico book con le foto stampate in formato A4,presentate nel portaplasticoni a fogli aggiungibili, con slideshow in DVD). Il book è sempre in itinere,nel senso che dovrà essere sempre aggiornato con foto recenti e per chi ne avrà la possibilità, con le foto dei lavori più rappresentativi che avrà la fortuna di possedere. Quindi và da se che il "primo"book è importante per vari motivi,
il primo è:se avrete il vostro primo lavoro o no dipende da come vi presentate,quindi dalla qualità della vostra immagine presentata attraverso di esso. Le foto dovranno essere più varie possibili (la quantità totale non più di 20),con abbigliamento,trucco e parrucco,ambienti ecc. differenti, ovviamente per farlo di qualità(che simuli il più possibile il book di una modella già affermata),servono più sessioni di ripresa,in studio e location,avvalendosi di stilista,acconciatrice/ore,truccatrice/ore.In parole povere se fatto in questo modo vi verrebbe a costare un botto e c'è da dire che sono poche le persone che decidono di scegliere questo tipo di opzione (bisogna essere convinte delle propri potenzialità e avere la possibilità economica per affrontare la spesa). Di norma si opta per l'opzione più pratica e economica:fare uno shooting in studio della durata di 4/6 ore,portando con se circa sei cambi di abbigliamento,e qualcuno che si occupi del trucco e dell'acconciatura,in modo decente, senza pretendere grosse cifre (nel caso di parenti e amici magari anche gratis).Poi nel tempo se si avrà la fortuna di lavorare si amplierà. L'opzione più economica prevede uno shooting in studio,con almeno quattro cambi di look,il tutto da svolgersi entro massimo quattro ore.Senza assistenti di studio,e curando da se trucco e parrucco.Ne risentirà inevitabilmente la qualità ma è un modo per iniziare senza dover spendere alte cifre. Assolutamente da evitare le foto fatte dal ragazzo,dal parente,dall'amico ecc...se ti presenti male troverai sempre porte chiuse. Adesso veniamo ai costi: Variano secondo il numero e la qualità delle professionalità coinvolte,i tempi di lavoro,gli spostamenti di tutto e tutti verso più location. Si parte da 200/300€ fino a qualche migliaio di euro.
Le foto test
Mettere insieme un book che permetta di lavorare è necessario, ma prima di poterlo fare, bisognerebbe fare dei test fotografici (i cosiddetti "provini"). Questi test sono dei servizi fotografici impostati in modo da mettere alla prova la modella, la quale deve dimostrare di sapersi muovere davanti alla camera, e di essere disinvolta e naturale,perchè non basta essere carine e avere le doti fisiche richieste, ma bisogna anche imparare a stare su un set e questo si impara solo con l'esperienza.
Provini, test, come si svolgono
Compete al fotografo, insieme agli eventuali truccatori e anche alla modella stessa, curare lo styling (i vestiti, l'ambiente, il tipo di trucco e l'acconciatura). Occorre sempre informarsi se il fotografo dispone di vestiti o se è necessario che la modella porti dei capi del suo guardaroba personale. Per limitare i costi il più possibile le foto vengono spesso scattate per strada, all'aperto o nello studio del fotografo. Alla luce di quanto esposto appare ovvio come non sia facile ottenere delle foto che abbiano la raffinatezza e la perfezione di un vero e proprio lavoro. Il più delle volte, infatti, non basta poi un unico test. Ogni fotografo ha il suo stile, ma per il book della modella servono immagini il più possibile differenti tra di loro. E' assolutamente normale che il primo test di un'aspirante modella possa differire dalle aspettative. Non è sufficiente, infatti, il talento del fotografo per rendere pregiato un servizio, ma è necessaria molta esperienza da parte delle modelle, ed è ovvio che non si possa pretendere tale esperienza con chi sta muovendo i primi passi in questo mondo.
Quanto costa un test?
Per ogni test il compenso del fotografo ammonta in media a circa 150/200 Euro; quello del truccatore/ice varia in media dai 50 ai 75 Euro.
domenica 27 gennaio 2013
perchè fotografo utilizzando il bianco e nero-i colori esistono?-li vediamo tutti allo stesso modo? cosa ci comunica il colore?
cIniziamo
Iniziamo col dire che i colori in termini assoluti non esistono,sono una interpretazione creata dal nostro cervello,che associa ad alcune (una parte molto ridotta, cioè quella visibile dal nostro apparato oculare) lunghezze d'onda dello spettro elettromagnetico,esperienze culturali fuse con esperienze emotive.Quindi si può dire con certezza che ogni individuo possiede un proprio modo di vedere i colori,questo dipende dalla struttura oculare, mentale e culturale,dalle esperienze di vita che l'individuo ha vissuto.Quindi se nella fotografia prediligo la scala cromatica del bianco e nero,è perché ne vengo influenzato in modo diverso dal resto della scala cromatica,riesco a percepire meglio le forme, neutralizzando le troppe informazioni emotive che mi derivano dall'osservazione dei restanti colori.
La luce visibile è complessivamente bianca in quanto è la somma di tutte le frequenze dello spettro visibile. A ciascuna frequenza del visibile è associato un determinato colore. In particolare la diversità di colore o semplicemente il colore dei corpi che non emettono o brillano di luce propria, percepito poi dall'occhio umano, deriva dal fatto che un certo corpo assorbe tutte le frequenze o lunghezze d'onda dello spettro visibile, ma riemette o riflette una o più componenti o frequenze della luce bianca che, eventualmente mescolate tra loro, danno vita al colore percepito dall'occhio umano. In particolare nei due casi estremi un corpo appare bianco quando assorbe tutte le frequenze riemettendole a sua volta tutte, viceversa un corpo appare nero (corpo nero) quando assorbe tutte le frequenze e non ne riemette alcuna; in tutti gli altri casi intermedi si avrà la percezione tipica di un altro colore.
Nel caso di corpi che emettono o brillano di luce propria (ad es. le stelle e il sole, come è noto tutti i corpi al di sopra dello zero assoluto, emettono energia elettro magnetica con potenza che è proporzionale alla loro temperatura assoluta T, secondo la legge di Stefan-Boltzman e distribuita con buona approssimazione secondo lo spettro del corpo nero di Planck con il picco di emissione che si sposta secondo la legge di Wien in funzione della temperatura T : se il corpo è sufficientemente caldo parte di questa radiazione elettromagnetica cade nella banda del visibile risultando così visibile ai nostri occhi passando dal rosso, al giallo, al bianco, azzurro e blu quanto più il corpo è caldo La percezione del colore va intesa come un evento rivelatore di una dinamica emozionale profonda, che dipende dalle caratteristiche personologiche del percepiente. In altri termini, la tavolozza cromatica interna dipende non solo dal nostro modo di percepire i colori esterni, ma anche dalla nostra specifica modalità di rivisitare emozionalmente gli stessi. Questo in relazione ad un approccio psicologico che mette in primo piano la biografia personale e gli accadimenti culturali. Ciò non toglie che la libertà di elaborazione personale dei percetti non sia totale, poiché il soggetto è vincolato da determinanti socio-storico-culturali, che vanno debitamente tenute in conto e che danno un certo spessore di credibilità a valutazioni quali quelle emergenti dai clinici che si servono di test come quello del colore.
Sono in molti ad insistere sulla
soggettività delle risposte emotive agli stimoli cromatici. Ricordiamo,
per esempio, Lowenfeld V. e Lambert Brittain W. (1969), i quali ricordano che
la reazione al colore sarà sempre un mezzo di espressione estremamente
soggettivo. Comunque, a loro modo di vedere, non ha senso valutare la risonanza
emotiva di un colore preso a se stante, ma occorre valutarlo nei diversi contesti
associativi rispetto ad altri colori. Il problema è quello delle dinamiche
cromatiche. Un blu associato ad un porpora può
determinare una sensazione di solitudine e tristezza, mentre un
porpora in un contesto giallo brillante determinerebbe un senso di solennità.
Un verde accostato al giallo può significare
paura, mentre può avere carattere distensivo se lo metiamo vicino ad
un blu pallido.
Secondo le teorizzazioni degli autori,
in genere le associazioni colori - emozioni sono piacevoli o spiacevoli. In
linea di massima, i colori caldi (giallo, arancione e
rosso) sono aggressivi, irrequieti o stimolanti e positivi, mentre quelli freddi
(violetti, blu e verdi) sono negativi, scostanti e riservati, tranquilli o sereni.
Occorre fare però attenzione alle generalizzazioni indebite, poichè
i colori vivaci non implicano necesariamente vivacità emotiva. I colori,
cioè, ricevono il loro contenuto emotivo tramite le relazioni in cui
essi vengono rapresentati. Le relazioni sono il risultato di esperienze o associazioni
soggettive, le quali, come nel caso dell'arte espressionistica possono risultare
estremamente individuali.
Relativamente al modo personale di
rivisitare le tinte percepite da parte di un determinato soggetto, occorre ricordare
il pensiero di W. Kandinsky, per il quale il colore è un mezzo per stimolare
direttamente l'anima. In merito egli amava dire che l'armonia dei colori è
fondata su un solo principio: l'efficace contatto con l'anima. A suo avviso
ogni colore è dotato di un proprio valore espressivo e spirituale e,
di conseguenza, suo tramite è possibile rappresentare la realtà
spirituale prescindendo da qualsivoglia allusione oggettiva. A suo modo di vedere,
la luce colorata può avere particolari effetti sull'organismo. Da tempo,
ha avuto modo di scrivere nel 1910 Kandinsky, si cerca di usare la forza del
colore per aver ragione delle malattie nervose e delle tensioni quotidiane.
Egli in merito rileva che si è così scoperto che il rosso ha un
potere vivificante e stimolante anche sul cuore, mentre l'azzurro può
portare ad una paralisi temporanea. Simili valutazioni sembrano più 'artistiche'
e poetiche che scientifiche. Ciò non toglie che il principio di fondo,
quello relativo all'influenza dei colori sulle nostre emozioni, possa ritenersi
corretto.
Il linguaggio è espressione
di un sapere profondo, che a volte può sfuggire alle riflessioni più
distratte. "Hai una brutta faccia, il tuo colorito non mi piace molto". Questa
espressione di un soggetto preoccupato che si rivolge ad una persona cara chiama
in gioco il pallore il quale viene percepito dal valutante come un segno di
stanchezza, di preoccupazione o di malattia. "Tuo figlio ha proprio un bel colorito".
Ecco, come un modo di dire cromaticamente connotato che può consentire
l'esternalizzazione di stati d'animo complessi e non sempre consapevolmente
padroneggiati dal parlante.
Psicologicamente, più del
colore è importante il suo cambiamento. Se, per rimanere sulla tinta
evocante il pallore, lo sbiancamento è repentino, lo stesso può
chiamare in causa emozioni quali l'ansia, la paura o, al limite, lo stupore
catastrofico. "Sei sbiancato come un lenzuolo" è un'espressione che intende
alludere ad un cambiamento riferibile alle emozioni provate dal soggetto osservato.
Mutando colore, l'espressione facilmente coglibile nel dire quotidiano "Sei
diventato rosso" suggerisce un'interpretazione del tipo: "Stai mentendo" o "Sei
imbarazzato". "Sei nero, oggi hai proprio l'aria di chi ha cento diavoli per
capello". Il nero, in questo caso, rinvia alla persona che scopriamo rabbuiata,
che non riesce a riverberare dal suo viso luce alcuna. La persona felice, per
contro, tradisce un volto radioso, luminoso, trasparente. Il nero, almeno da
noi, è il colore della notte e della morte dell'intimorente e dell'ignoto.
Nera è la vita grama. Nera è anche la sfortuna e la fame.
IN SINTESI, A ME PIACE LA FOTOGRAFIA IN BIANCO E NERO,ECCO, L'HO DETTO!
lunedì 21 gennaio 2013
parlando della musica,quella bella.
Durante la trasmissione radio, classic shock, su www.radioliberatutti.it, dello scorso martedì sera, mi è stato chiesto cosa ne pensavo di un concerto tenuto il giorno prima, in una delle sale di un palazzo storico, in cui si tengono spesso, concerti di vario genere musicale.
Sinceramente mi sono trovato a riflettere su quanto sia diventato raro ascoltare e leggere recensioni sul tema,che non siano semplici promo,e probabilmente di quanto sia rischioso suscitare reazioni negative,nell'eventuale musicista,gruppo musicale,ecc , su cui si dovesse esprimere un commento non lusinghiero.
Quella sera ho espresso con sincerità il mio gradimento, e non, su alcuni generi musicali e nel frattempo ho promesso a me stesso di dire la mia,quando richiesto,sui prossimi concerti, a cui avro' il piacere, o il dispiacere, di assistere.
Devo dire che tra le centinaia di concerti a cui ho partecipato, da spettatore o come fotografo, le performance a cui avrei con piacere evitato di partecipare, sono state veramente poche,non è che tutti gli altri concerti mi abbiano entusiasmato, il livello di gradimento varia dal sufficiente, al massimo del gradimento, secondo la capacità dei musicisti,del repertorio e non ultimo del genere musicale.
Di indole sono curioso e quindi recettivo verso più generi, anche quelli più ostici per la generalità dell'ascoltatore medio,nella valutazione mi accorgo di non avere predilezione per i virtuosismi ,sono più propenso a venire coinvolto dalla capacità espressiva,la capacità di comunicazione non solo di emozioni, ma idee e personalità,attraverso le note musicali.
Per farla breve,in futuro aspettatevi di ascoltare anche le mie critiche negative oltre a quelle positive,perché credo che non si faccia il bene di nessuno,tantomeno di chi suona,esprimendo solo salamelecchi e circumnavigazioni letterariofilosofiche pur di non dire,"questo non mi è piaciuto".
Io sono un ascoltatore,non un musicista,quindi la critica sarà avulsa da sentori di gelosie e frustrazioni professionali,proprio per questo probabilmente più corrosive.L'ascoltatore medio è quello che paga il biglietto d'ingresso,il resto conta solo come abbellimento delle sale d'ascolto.
Musicsti siete avvertiti ;)
Probabilmente potro' dire addio a parecchi potenziali clienti,ma un prezzo per la sincerità bisogna sempre pagarlo!
Firmato
il critico con smanie suicida
Sinceramente mi sono trovato a riflettere su quanto sia diventato raro ascoltare e leggere recensioni sul tema,che non siano semplici promo,e probabilmente di quanto sia rischioso suscitare reazioni negative,nell'eventuale musicista,gruppo musicale,ecc , su cui si dovesse esprimere un commento non lusinghiero.
Quella sera ho espresso con sincerità il mio gradimento, e non, su alcuni generi musicali e nel frattempo ho promesso a me stesso di dire la mia,quando richiesto,sui prossimi concerti, a cui avro' il piacere, o il dispiacere, di assistere.
Devo dire che tra le centinaia di concerti a cui ho partecipato, da spettatore o come fotografo, le performance a cui avrei con piacere evitato di partecipare, sono state veramente poche,non è che tutti gli altri concerti mi abbiano entusiasmato, il livello di gradimento varia dal sufficiente, al massimo del gradimento, secondo la capacità dei musicisti,del repertorio e non ultimo del genere musicale.
Di indole sono curioso e quindi recettivo verso più generi, anche quelli più ostici per la generalità dell'ascoltatore medio,nella valutazione mi accorgo di non avere predilezione per i virtuosismi ,sono più propenso a venire coinvolto dalla capacità espressiva,la capacità di comunicazione non solo di emozioni, ma idee e personalità,attraverso le note musicali.
Per farla breve,in futuro aspettatevi di ascoltare anche le mie critiche negative oltre a quelle positive,perché credo che non si faccia il bene di nessuno,tantomeno di chi suona,esprimendo solo salamelecchi e circumnavigazioni letterariofilosofiche pur di non dire,"questo non mi è piaciuto".
Io sono un ascoltatore,non un musicista,quindi la critica sarà avulsa da sentori di gelosie e frustrazioni professionali,proprio per questo probabilmente più corrosive.L'ascoltatore medio è quello che paga il biglietto d'ingresso,il resto conta solo come abbellimento delle sale d'ascolto.
Musicsti siete avvertiti ;)
Probabilmente potro' dire addio a parecchi potenziali clienti,ma un prezzo per la sincerità bisogna sempre pagarlo!
Firmato
il critico con smanie suicida
giovedì 27 dicembre 2012
come fotografare le festività
Possibilmente con il colesterolo basso e in stato di sobrietà alcolica!
martedì 24 luglio 2012
tutorial di una elaborazione grafica applicata a un ritratto
Per imparare a utilizzare photoshop è molto utile andare a curiosare sui tutorial presenti in rete.
Il link qui sotto porta a uno dei tanti( su youtube), puo' sembrare complesso ma non lo è, da seguire per imparare a utilizzare i livelli,le maschere,i pennelli ecc..
Una volta che avete capito il procedimento,provate a costruire una immagine nuova,seguendo la vostra fantasia e i procedimenti imparati dal tutorial
buon lavoro
Ps: è in inglese ma non servono le parole il procedimento è molto chiaro
elaborazione grafica
Il link qui sotto porta a uno dei tanti( su youtube), puo' sembrare complesso ma non lo è, da seguire per imparare a utilizzare i livelli,le maschere,i pennelli ecc..
Una volta che avete capito il procedimento,provate a costruire una immagine nuova,seguendo la vostra fantasia e i procedimenti imparati dal tutorial
buon lavoro
Ps: è in inglese ma non servono le parole il procedimento è molto chiaro
elaborazione grafica
giovedì 10 maggio 2012
come si affronta il problema della perdita delle foto
Bisogna avere la consapevolezza che i dati digitali che già non abbiamo perso sicuramente li perderemo...
C'è chi dice che è sempre stato cosi, che anche con le pellicole accadeva la stessa cosa, dicono una frescaccia , io ho pellicole vecchie di 40 e passa anni e sono ancora perfettamente stampabili, in ogni caso quelle di un certo valore si possono sempre scansionare e archiviare "anche" in digitale.
In compenso ho perso molti file di foto digitalizzate e digitali, causa cd/dvd che all'improvviso si sono rifiutati di funzionare e per la rottura del pc, il quale è andato letteralmente in fumo dopo un temporale, naturalmente questo non previsto incidente mi ha fatto perdere tutte le immagini che avevo salvato nell'hard disk.
Adesso passiamo all'argomento che più ci interessa, come fare per avere la sicurezza di non perdere le fototografie salvate nel nostro pc?
1)Montate un HD interno dedicato unicamente all'archiviazione delle foto, così facendo se il vostro sistema operativo va in tilt potete formattare senza problemi.
2)Fate una copia dei vostri dati sia su DVD che suHD esterno, Hard disk che non userete per altri scopi, più lo usate meno durerà la sua vita.
anche in questo modo la certezza di avere salvato tutto "per sempre", non la avrete ma sappiate che ogni volta che pensate che il vostro magazzino digitale corra il rischio di non essere più funzionante, potete sempre farne altre copie prima che accada..praticamente è il principio della replicazione a libitum..
lo trovate costoso e dispersivo? Si lo è, ma non avete altre possibilità, al momento.
PS: vi consiglio vivamente di copiare i vostri file "immediatamente" dopo che li avete salvati
mercoledì 9 maggio 2012
...è bella la ragazza o la foto?
A periodi alternati, ossia una volta si e una anche pure, mi sorge quel dubbio angosciante, ma stanno dicendo che è bella, alla ragazza che si è prestata a fare da modella oppure alla fotografia in quanto tale?
Quando l'osservatore appartiene al sesso maschile il dubbio proprio manco mi sfiora,il pensiero fisso ottenebra le menti (non in tutti i casi ma quasi),ma in tutti gli altri casi (scherzo nè!),il dubbio rimane sospeso come la damigiana di Paride (Paride è un mio conoscente che odia le spade e ama il vino),dico..la capacità di osservare esiste? e osservate cosa? Vero è che la sQuola Italiana non sente proprio il bisogno di formare una coscienza critica nel cittadino medio in campo artistico, il quale quando si trova di fronte a un opera d'arte (accade anche quando si trova dietro)....., ma cazzarola siamo bombardati da immagini ogni secondo della nostra vita, da quando iniziamo ad aprire gli occhietti da neonati e non ci poniamo la domanda:che cosa sto osservando?
ok, ok, avete ragione sono stato troppo duro,ma una domandina ogni tanto farebbe bene.
Immaginate di osservare una partita di calcio per la prima volta e alla fine della partita durante il viaggio di ritorno gli esperti pallonari,iniziano a dire ognuno la propria, sul metodo all'Italiana quello alla Turca ecc ecc..voi di che parlerete? di come stavano bene quei tipi con le mutande colorate che correvano dietro a un pallone? Ecco questa è la situazione in cui si trova l'osservatore/ice che sta guardando la foto di cui parlavo prima, e il dubbio angosciante mi rimane!!
Quando l'osservatore appartiene al sesso maschile il dubbio proprio manco mi sfiora,il pensiero fisso ottenebra le menti (non in tutti i casi ma quasi),ma in tutti gli altri casi (scherzo nè!),il dubbio rimane sospeso come la damigiana di Paride (Paride è un mio conoscente che odia le spade e ama il vino),dico..la capacità di osservare esiste? e osservate cosa? Vero è che la sQuola Italiana non sente proprio il bisogno di formare una coscienza critica nel cittadino medio in campo artistico, il quale quando si trova di fronte a un opera d'arte (accade anche quando si trova dietro)....., ma cazzarola siamo bombardati da immagini ogni secondo della nostra vita, da quando iniziamo ad aprire gli occhietti da neonati e non ci poniamo la domanda:che cosa sto osservando?
ok, ok, avete ragione sono stato troppo duro,ma una domandina ogni tanto farebbe bene.
Immaginate di osservare una partita di calcio per la prima volta e alla fine della partita durante il viaggio di ritorno gli esperti pallonari,iniziano a dire ognuno la propria, sul metodo all'Italiana quello alla Turca ecc ecc..voi di che parlerete? di come stavano bene quei tipi con le mutande colorate che correvano dietro a un pallone? Ecco questa è la situazione in cui si trova l'osservatore/ice che sta guardando la foto di cui parlavo prima, e il dubbio angosciante mi rimane!!
martedì 8 maggio 2012
come fare un ritratto in poche mosse o in 53 regole..scegliete voi
In questo post pubblico i 53 consigli di Alberto Cabas Vidani - fotocomefare.com
sulle regole da rispettare per fare un buon ritratto.
Bene, letto tutto? ci siete riusciti/e? significa che siete motivati/e o quando mai...
state pensando: come cacchio faro' a ricordare tutte ste cose prima di fare uno scatto? mi portero' gli appunti scritti su un lenzuolo (il fazzoletto non basta).
naaaaa, è tutto più semplice e più difficile;
la prima cosa che faccio è quella di cercare sintonia con chi devo fotografare ( quando scatta l'empatia è il top), faccio conoscenza parlandoci prima di iniziare a scattare,cerco di capire cosa è che mi colpisce in lui/lei e quindi (nel caso di foto in studio), penso a come allestire lo/gli schema/i di luce adatto/i, con il fondale adatto, (nel caso di foto ambientate o all'aperto mi è tutto più semplice e meno faticoso),dopo di che inizio a scattare cercando di non dare indicazioni (se non strettamente necessario), parlo quel tanto che basta per non scattare in un acquario e rassicurare il soggetto su cosa sto facendo, quindi aspetto il momento giusto in cui il soggetto avrà assunto l'espressione/comportamento che penso lo/a caratterizzi.
Tutto qua, il lavoro è finito,possiamo prendere un caffè e darci appuntamento sul quando mostrargli il lavoro finito.
Per le foto di moda, basterà farsi spiegare il bozzetto dell'art director attendere che i vari acconciatori/truccatori/costumisti/assistenti di studio abbiano finito di allestire tutto l'ambaradam, quindi scattare a manetta per almeno un paio di ore (dovete giustificare in qualche modo la fattura che presenterete), dopo di che non vi resta che consegnare tutto ai grafici e buona notte al secchio.
Ma le foto di moda non sono ritratti..Augh! toroscattato ha detto
cià alla prossima
PS: ovviamente il lato tecnico della ripresa,scelta dell'obiettivo, inquadrature, luci ecc..è inutile che ve le spieghi dato che sono del tutto soggettive e dipendono dal proprio modo di esprimersi, il mio è minimalista.
sulle regole da rispettare per fare un buon ritratto.
Dopo il 53° consiglio vi diro' come mi regolo io..
Testa e viso
Testa e viso sono sicuramente gli elementi più importanti in un ritratto, indipendentemente da quanta parte dell’inquadratura occupino.- La testa reclinata lievemente all’indietro suggerisce un senso di sfida,
- la testa piegata verso la spalla alta crea un senso di divertimento e ammiccamento (più indicato per le donne),
- la testa piegata verso il basso e verso la spalla più bassa esprime potere,
- volgere lo sguardo lontano dall’obiettivo fa spostare l’attenzione su un altro oggetto o creare un senso di mistero e tensione quando questo oggetto non è inquadrato,
- guardare in camera crea un contatto, ma anche intrigo e sfida,
- ombre migliori si hanno con il viso diretto alla fonte di luce principale,
- per avere il “luccichio” negli occhi, non abbassare troppo il mento (a seconda della direzione della luce),
- il viso non deve essere ruotato tanto da far sporgere il naso dalla linea della guancia,
- se un occhio viene nascosto a causa della rotazione del viso, è meglio che sia nascosto completamente piuttosto che visibile a metà,
- quando è presente più di una persona, non allineare le teste alla stessa altezza,
- per evitare il doppio mento, meglio spingere il mento in avanti.
Braccia e mani
Le mani, dopo il viso, attraggono molto lo sguardo dell’osservatore, ecco i suggerimenti per ritrarle correttamente e con loro le braccia.- Per gli uomini, sono generalmente meglio le mani lievemente chiuse, come se stessero stringendo un grosso sasso,
- per le donne, meglio dita distese,
- i pollici in tasca con le mani sui fianchi esprimono sicurezza e forza,
- le mani in tasca danno un aspetto casual,
- generalmente è meglio che le mani siano rilassate,
- le mani vanno posizionate in modo da essere inquadrate lateralmente (non inquadrare direttamente il dorso),
- un oggetto da tenere in mano o una superficie su cui appoggiare le mani spesso aiutano a creare una posa più naturale,
- i gomiti piegati danno un senso di confortevole informalità,
- le braccia dritte al contrario sono molto formali e spesso evitabili,
- le braccia vanno distanziate dal corpo,
- mai piegare le braccia a 90°,
- non fotografare un’ascella nuda (non è uno scherzo).
Torso
La postura e la rotazione del torso influiscono sul tono complessivo della posa e sulle qualità estetiche del soggetto.- Ruotando il torace lievemente la figura diventa più snella,
- anche se il soggetto non ha bisogno di sembrare più magro, in generale meglio non avere il torace perfettamente perpendicolare all’obiettivo,
- le donne possono evidenziare la linea del seno inarcando lievemente le spalle all’indietro,
- meglio avere una spalla più alta dell’altra, ruotando il busto o piegando le braccia,
- spalle esattamente allineate esprimono forza, non indicate per una donna,
- è assolutamente necessario avere sempre la schiena dritta, non rigida, ma con una postura corretta.
Gambe
La posizione delle gambe aiuta molto a controllare l’intera postura e anche a sembrare più snelli e slanciati.- Mettendo un piede avanti, si riduce la circonferenza apparente delle cosce,
- piedi larghi come le spalle danno impressione di forza,
- generalmente, meglio avere una gamba piegata,
- spostare il peso sul piede posteriore aiuta ad avere una postura più bella
Alcune considerazioni per la posa complessiva.
- In generale, le articolazioni vanno piegate, non devono rimanere dritte e rigide,
- il soggetto seduto è più a suo agio e informale,
- anche una superficie verticale (muro o albero) a cui appoggiarsi aiuta in tal senso,
- piegandosi lievemente verso la fotocamera il soggetto suggerisce interesse e coinvolgimento,
- invece che far piegare il soggetto, puoi fotografarlo lievemente da sopra,
- in un ritratto testa e spalle, meglio coprire le braccia per non togliere attenzione al viso,
- ogni cosa doppia deve avere una posa diversa (piedi, mani, braccia, gambe, magari non gli occhi…).
Espressioni
Questo punto è difficilissimo, mi limito ad alcuni elementi generali.- Meglio espressioni naturali, niente forzature,
- non bisogna sorridere in ogni foto, in tanti casi rilassare il viso è una soluzione migliore,
- quando il soggetto sorride, non deve dimenticarsi di sorridere con gli occhi,
- un soggetto che si presta può provare a giocare con le espressioni, ma il rischio di facce ridicole è sempre in agguato.
Doveri del fotografo
Ci sono anche un po’ di cose che puoi fare prima e durante la sessione fotografica per garantire un risultato migliore.- Conosci il soggetto, facci una chiacchierata per comprenderne le aspettative e la personalità,
- trova la location più adeguata per il tipo di scatto e per il tipo di soggetto,
- fai anche molta attenzione alla luce disponibile nella location,
- se necessario, prepara la scena (come una scenografia),
- dopo aver messo in posa il soggetto, lascia che rompa un po’ la posa per cogliere una maggiore naturalezza,
- distrai il soggetto con gesti, parole, scherzi, giochi,
- se c’è più di una persona presente, puoi farti aiutare nel distrarre il soggetto,
- rispetta i desideri e le difficoltà del soggetto,
- prova una posa in movimento: salti, corse, ecc…
Bene, letto tutto? ci siete riusciti/e? significa che siete motivati/e o quando mai...
state pensando: come cacchio faro' a ricordare tutte ste cose prima di fare uno scatto? mi portero' gli appunti scritti su un lenzuolo (il fazzoletto non basta).
naaaaa, è tutto più semplice e più difficile;
la prima cosa che faccio è quella di cercare sintonia con chi devo fotografare ( quando scatta l'empatia è il top), faccio conoscenza parlandoci prima di iniziare a scattare,cerco di capire cosa è che mi colpisce in lui/lei e quindi (nel caso di foto in studio), penso a come allestire lo/gli schema/i di luce adatto/i, con il fondale adatto, (nel caso di foto ambientate o all'aperto mi è tutto più semplice e meno faticoso),dopo di che inizio a scattare cercando di non dare indicazioni (se non strettamente necessario), parlo quel tanto che basta per non scattare in un acquario e rassicurare il soggetto su cosa sto facendo, quindi aspetto il momento giusto in cui il soggetto avrà assunto l'espressione/comportamento che penso lo/a caratterizzi.
Tutto qua, il lavoro è finito,possiamo prendere un caffè e darci appuntamento sul quando mostrargli il lavoro finito.
Per le foto di moda, basterà farsi spiegare il bozzetto dell'art director attendere che i vari acconciatori/truccatori/costumisti/assistenti di studio abbiano finito di allestire tutto l'ambaradam, quindi scattare a manetta per almeno un paio di ore (dovete giustificare in qualche modo la fattura che presenterete), dopo di che non vi resta che consegnare tutto ai grafici e buona notte al secchio.
Ma le foto di moda non sono ritratti..Augh! toroscattato ha detto
cià alla prossima
PS: ovviamente il lato tecnico della ripresa,scelta dell'obiettivo, inquadrature, luci ecc..è inutile che ve le spieghi dato che sono del tutto soggettive e dipendono dal proprio modo di esprimersi, il mio è minimalista.
sabato 5 maggio 2012
I miei ritratti dicono molto più di me che delle persone che io fotografo R.Avedon
I miei ritratti dicono molto più di me che delle persone che io fotografo
R.Avedon
e io aggiungerei, quando si riesce a rappresentare nella foto, la parte che in quel momento è condivisa da chi è fotografato e da chi fotografa, si riesce a esprimere il massimo che il mezzo fotografico mette a disposizione di entrambi.
Le citazioni di norma non mi piacciono (anche perché tutti hanno gia detto tutto su tutto e spesso mi accorgo che le citazioni citano quello che ho già pensato o sto per pensare e questo mi pone dei quesiti esistenziali a cui non c'è risposta ), ma in questa citazione credo ci sia una verità che spesso sfugge all'osservatore.
Chi viene fotografato ha sempre qualche remora di tipo psicologico, qualcuno pensa che con la fotografia gli venga tolto una parte di se, altri che l'immagine che "vedrà" lo/a deluderà perché non somiglierà all'immagine che di se si è fatto/a, c'è chi prova imbarazzo nel sentirsi osservato/a, ecc.
In realtà chi dovrebbe avere queste paure è chi fotografa, perché è profondamente vero che quando si scatta una fotografia si rappresenta "sempre" una parte di se.
La fotografia di un paesaggio, un oggetto, un sasso, un animale domestico, puo' essere una fotografia banale, ma anche in assenza di presenze antropomorfe una parte di chi fotografa viene rappresentata,come succede? sinceramente non lo so, ma so che succede.
Fateci caso, quando osservate una certa quantità di fotografie scattate da un singolo fotografo, riuscite a distinguere le sue immagini da quelle di chiunque altro, anche se non riuscite a definire questa sensazione con una frase e definite questo concetto con le parole, "il suo stile".
Nello stile fotografico semplicemente c'è quella parte di se che il fotografo esprime nel fotogramma.
Bene, Confucio ha parlato! sorry..
R.Avedon
e io aggiungerei, quando si riesce a rappresentare nella foto, la parte che in quel momento è condivisa da chi è fotografato e da chi fotografa, si riesce a esprimere il massimo che il mezzo fotografico mette a disposizione di entrambi.
Le citazioni di norma non mi piacciono (anche perché tutti hanno gia detto tutto su tutto e spesso mi accorgo che le citazioni citano quello che ho già pensato o sto per pensare e questo mi pone dei quesiti esistenziali a cui non c'è risposta ), ma in questa citazione credo ci sia una verità che spesso sfugge all'osservatore.
Chi viene fotografato ha sempre qualche remora di tipo psicologico, qualcuno pensa che con la fotografia gli venga tolto una parte di se, altri che l'immagine che "vedrà" lo/a deluderà perché non somiglierà all'immagine che di se si è fatto/a, c'è chi prova imbarazzo nel sentirsi osservato/a, ecc.
In realtà chi dovrebbe avere queste paure è chi fotografa, perché è profondamente vero che quando si scatta una fotografia si rappresenta "sempre" una parte di se.
La fotografia di un paesaggio, un oggetto, un sasso, un animale domestico, puo' essere una fotografia banale, ma anche in assenza di presenze antropomorfe una parte di chi fotografa viene rappresentata,come succede? sinceramente non lo so, ma so che succede.
Fateci caso, quando osservate una certa quantità di fotografie scattate da un singolo fotografo, riuscite a distinguere le sue immagini da quelle di chiunque altro, anche se non riuscite a definire questa sensazione con una frase e definite questo concetto con le parole, "il suo stile".
Nello stile fotografico semplicemente c'è quella parte di se che il fotografo esprime nel fotogramma.
Bene, Confucio ha parlato! sorry..
giovedì 19 aprile 2012
Ritratti con una sola fonte luminosa artificiale munita di ombrellino diffusore
Questo video contiene alcune foto(quasi tutte fatte di recente,tranne pochissime foto scattate quando ancora la fotografia digitale era utopia).In tutti i casi è stata utilizzata come fonte di illuminazione, un flash munito di ombrellino diffusore.Illuminazione pratica, di facile trasportabilità e se utilizzata con perizia di buona potezialità espressiva.
Una fonte luminosa non significa necessariamente, un solo schema luminoso a disposizione.
Luce a farfalla, luce Rembrandt, laterale diffusa o dura,diretta,indiretta,dal basso, da dietro, mista con luce ambiente e pannelli riflettenti naturali,quali sono le pareti, i soffitti,le finestre,una tenda,oppure utilizzando un piccolo pannello di polistirolo, uno specchio.
Tranne in rarissimi casi(massimo 4 o 5 fotografie), il tempo a disposizione è stato pocchissimo e rubato ad altre attività,niente di studiato a tavolino,tutto adattato al momento, take a way insomma..
lunedì 16 aprile 2012
differenza tra una fotografia e una illustrazione grafica
La soglia tra cosa è una fotografia e cosa è altro..si fa sempre più sottile, per i più è diventata indistinguibile, tanto è vero che si scambiano esperti/e di computer grafica per fotografi/e.
Per chi avesse il dubbio, preciso subito che il "mio" concetto di fotografia non è legato all'analogico(se andate a cercare troverete con facilità moltissimi esempi di cosa si poteva e si puo' fare in camera oscura, il digitale non ha inventato niente di nuovo, lo ha solo reso più semplice e accessibile a un numero più elevato di persone),anche se la fotografia analogica ancora la preferisco a quella digitale.
Quindi che intendo io per fotografia? intendo la capacità di raccontare con uno o più scatti una storia, un emozione,un fatto, mentre tutto questo accade e senza "di fatto" modificare la realtà come si presenta davanti all'obiettivo.
Conta il mezzo che si usa? conta in modo molto relativo,se si costruisce l'immagine "dopo" che il fatto è accaduto e non mentre(usando la post produzione digitale o le tecniche di laboratorio,è gli stess...) ecco in questo caso quello che esce fuori, io la definisco una immagine non una fotografia.
Oltre tutto trovo assai noioso, scontato e poco creativo tutto quello che si spaccia per tale negli ultimi tempi, corpi che volano, che rimangono in sospensione, scene metafisiche da far crepare di invidia Salvador Dalì, fotomontaggi ecc ecc ecc..spesso di grande impatto visivo la prima volta che si vede un nuovo effetto, alla seconda occhiata già elargisce solo noia.
Come gli effetti speciali nei film ammerrikkani, che a ogni uscita, sono costretti a dover stupire con nuovi effetti perché la soglia di attenzione del pubblico si alza.
In pratica lo stesso effetto che fanno le droghe,dopo poco danno assuefazione e gli effetti speciali non si notano più.
Credo che tutto questo si esaurirà entro non molti anni, il giocattolo digitale è ancora nuovo, non ha avuto ancora il tempo per frantumare gli zebedei con tutti i gadget visivi di cui è fornito.
Noto con molto dispiacere che ottimi/e fotografi/e (in alcuni casi, grandi), letteralmente rovinano le loro opere con assurdi e ripetitivi fotoritocchi.
Photoshop è una grande opportunità se usato in dosi omeopatiche, diventa un mezzo distruttivo se usato alla cacchium, come da regolamento dispensato dalle nuove bibbie, ossia magazine e commercial modaioli(inutile che descriva gli orrori che vengono propinati in nome della neodivinità chiamata moda).
Una volta capita la distinzione tra le due cose trovo del tutto lecito dare spazio a entrambi i campi descritti, purchè non si cerchi di confodere l'usufruitore finale.
Qui sotto pubblico alcune mie immagini che danno l'idea della differenza tra il concetto di fotografia e di immagine che ho appena tentato di descrivere:
Fotografia ( mi scuso con l'amico Andrea Pace, grande musicista, per averlo preso come modello in questa occasione).
Immagine
Fotografia
Immagine
potrei pubblicare altri esempi ma credo che questi siano sufficienti per far capire la differenza tra le due cose.
Per chi avesse il dubbio, preciso subito che il "mio" concetto di fotografia non è legato all'analogico(se andate a cercare troverete con facilità moltissimi esempi di cosa si poteva e si puo' fare in camera oscura, il digitale non ha inventato niente di nuovo, lo ha solo reso più semplice e accessibile a un numero più elevato di persone),anche se la fotografia analogica ancora la preferisco a quella digitale.
Quindi che intendo io per fotografia? intendo la capacità di raccontare con uno o più scatti una storia, un emozione,un fatto, mentre tutto questo accade e senza "di fatto" modificare la realtà come si presenta davanti all'obiettivo.
Conta il mezzo che si usa? conta in modo molto relativo,se si costruisce l'immagine "dopo" che il fatto è accaduto e non mentre(usando la post produzione digitale o le tecniche di laboratorio,è gli stess...) ecco in questo caso quello che esce fuori, io la definisco una immagine non una fotografia.
Oltre tutto trovo assai noioso, scontato e poco creativo tutto quello che si spaccia per tale negli ultimi tempi, corpi che volano, che rimangono in sospensione, scene metafisiche da far crepare di invidia Salvador Dalì, fotomontaggi ecc ecc ecc..spesso di grande impatto visivo la prima volta che si vede un nuovo effetto, alla seconda occhiata già elargisce solo noia.
Come gli effetti speciali nei film ammerrikkani, che a ogni uscita, sono costretti a dover stupire con nuovi effetti perché la soglia di attenzione del pubblico si alza.
In pratica lo stesso effetto che fanno le droghe,dopo poco danno assuefazione e gli effetti speciali non si notano più.
Credo che tutto questo si esaurirà entro non molti anni, il giocattolo digitale è ancora nuovo, non ha avuto ancora il tempo per frantumare gli zebedei con tutti i gadget visivi di cui è fornito.
Noto con molto dispiacere che ottimi/e fotografi/e (in alcuni casi, grandi), letteralmente rovinano le loro opere con assurdi e ripetitivi fotoritocchi.
Photoshop è una grande opportunità se usato in dosi omeopatiche, diventa un mezzo distruttivo se usato alla cacchium, come da regolamento dispensato dalle nuove bibbie, ossia magazine e commercial modaioli(inutile che descriva gli orrori che vengono propinati in nome della neodivinità chiamata moda).
Una volta capita la distinzione tra le due cose trovo del tutto lecito dare spazio a entrambi i campi descritti, purchè non si cerchi di confodere l'usufruitore finale.
Qui sotto pubblico alcune mie immagini che danno l'idea della differenza tra il concetto di fotografia e di immagine che ho appena tentato di descrivere:
Fotografia ( mi scuso con l'amico Andrea Pace, grande musicista, per averlo preso come modello in questa occasione).
Immagine
Fotografia
Immagine
potrei pubblicare altri esempi ma credo che questi siano sufficienti per far capire la differenza tra le due cose.
domenica 15 aprile 2012
oggi parliamo di Jazz o meglio degli Hot Tune e della rassegna jazz "Some Times in Winter" ed.2012
Con il concerto degli Hot Tune è terminata la rassegna jazz Some Times in Winter,di cui è dir. artistico Marta Raviglia. tenutasi nello splendido scenario degli spazi all'interno del Palazzo Sforza Cesarini a Genzano di Roma.
Che dire? bellissima rassegna, "viva", nel senso vero della parola, la musica è stata espressa dando voce e forma a suoni e musica impastata di multisensorialità auditive etnicomulticulturali, alla Kirk Douglas, come direbbe il grande Franco Ferguson .
Ecco, scritto le parole difficili, adesso posso usare parole a me comprensibili( non so se voi avete capito cosa ho scritto,io no) è stata una bellissima e piacevolissima rassegna, in cui giovani e meno giovani talenti musicali e non solo musicali, hanno fatto sentire e vedere a chi pensa che la musica Jazz non ha più niente da dire perchè ha gia detto tutto, che si sbaglia.
Chi c'era ha goduto, chi non c'era avra' la possibilità di rifarsi, e chi non ha voluto esserci s'attacca al tram.
In quanto agli Hot Tune, gruppo affiatato(si vede e si sente), per chi li conosce non c'è niente da aggiungere per chi non li conoscesse non gli rimane che conoscerglivisivici! ne vale la pena, fidatevi una volta tanto.
Alberto Popolla
Claudio Sbrolli
Roberto Raciti
Andrea Moriconi
gli Hot Tunes
Che dire? bellissima rassegna, "viva", nel senso vero della parola, la musica è stata espressa dando voce e forma a suoni e musica impastata di multisensorialità auditive etnicomulticulturali, alla Kirk Douglas, come direbbe il grande Franco Ferguson .
Ecco, scritto le parole difficili, adesso posso usare parole a me comprensibili( non so se voi avete capito cosa ho scritto,io no) è stata una bellissima e piacevolissima rassegna, in cui giovani e meno giovani talenti musicali e non solo musicali, hanno fatto sentire e vedere a chi pensa che la musica Jazz non ha più niente da dire perchè ha gia detto tutto, che si sbaglia.
Chi c'era ha goduto, chi non c'era avra' la possibilità di rifarsi, e chi non ha voluto esserci s'attacca al tram.
In quanto agli Hot Tune, gruppo affiatato(si vede e si sente), per chi li conosce non c'è niente da aggiungere per chi non li conoscesse non gli rimane che conoscerglivisivici! ne vale la pena, fidatevi una volta tanto.
Alberto Popolla


Andrea Moriconi
gli Hot Tunes
giovedì 12 aprile 2012
foto di musicisti e eventi musicali/prima parte,anno 2011
Questo è un estratto dei servizi fotografici dell'anno 2011, di eventi musicali e musicisti.
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