cIniziamo
Iniziamo col dire che i colori in termini assoluti non esistono,sono una interpretazione creata dal nostro cervello,che associa ad alcune (una parte molto ridotta, cioè quella visibile dal nostro apparato oculare) lunghezze d'onda dello spettro elettromagnetico,esperienze culturali fuse con esperienze emotive.Quindi si può dire con certezza che ogni individuo possiede un proprio modo di vedere i colori,questo dipende dalla struttura oculare, mentale e culturale,dalle esperienze di vita che l'individuo ha vissuto.Quindi se nella fotografia prediligo la scala cromatica del bianco e nero,è perché ne vengo influenzato in modo diverso dal resto della scala cromatica,riesco a percepire meglio le forme, neutralizzando le troppe informazioni emotive che mi derivano dall'osservazione dei restanti colori.
La luce visibile è complessivamente bianca in quanto è la somma di tutte le frequenze dello spettro visibile. A ciascuna frequenza del visibile è associato un determinato colore. In particolare la diversità di colore o semplicemente il colore dei corpi che non emettono o brillano di luce propria, percepito poi dall'occhio umano, deriva dal fatto che un certo corpo assorbe tutte le frequenze o lunghezze d'onda dello spettro visibile, ma riemette o riflette una o più componenti o frequenze della luce bianca che, eventualmente mescolate tra loro, danno vita al colore percepito dall'occhio umano. In particolare nei due casi estremi un corpo appare bianco quando assorbe tutte le frequenze riemettendole a sua volta tutte, viceversa un corpo appare nero (corpo nero) quando assorbe tutte le frequenze e non ne riemette alcuna; in tutti gli altri casi intermedi si avrà la percezione tipica di un altro colore.
Nel caso di corpi che emettono o brillano di luce propria (ad es. le stelle e il sole, come è noto tutti i corpi al di sopra dello zero assoluto, emettono energia elettro magnetica con potenza che è proporzionale alla loro temperatura assoluta T, secondo la legge di Stefan-Boltzman e distribuita con buona approssimazione secondo lo spettro del corpo nero di Planck con il picco di emissione che si sposta secondo la legge di Wien in funzione della temperatura T : se il corpo è sufficientemente caldo parte di questa radiazione elettromagnetica cade nella banda del visibile risultando così visibile ai nostri occhi passando dal rosso, al giallo, al bianco, azzurro e blu quanto più il corpo è caldo La percezione del colore va intesa come un evento rivelatore di una dinamica emozionale profonda, che dipende dalle caratteristiche personologiche del percepiente. In altri termini, la tavolozza cromatica interna dipende non solo dal nostro modo di percepire i colori esterni, ma anche dalla nostra specifica modalità di rivisitare emozionalmente gli stessi. Questo in relazione ad un approccio psicologico che mette in primo piano la biografia personale e gli accadimenti culturali. Ciò non toglie che la libertà di elaborazione personale dei percetti non sia totale, poiché il soggetto è vincolato da determinanti socio-storico-culturali, che vanno debitamente tenute in conto e che danno un certo spessore di credibilità a valutazioni quali quelle emergenti dai clinici che si servono di test come quello del colore.
Sono in molti ad insistere sulla
soggettività delle risposte emotive agli stimoli cromatici. Ricordiamo,
per esempio, Lowenfeld V. e Lambert Brittain W. (1969), i quali ricordano che
la reazione al colore sarà sempre un mezzo di espressione estremamente
soggettivo. Comunque, a loro modo di vedere, non ha senso valutare la risonanza
emotiva di un colore preso a se stante, ma occorre valutarlo nei diversi contesti
associativi rispetto ad altri colori. Il problema è quello delle dinamiche
cromatiche. Un blu associato ad un porpora può
determinare una sensazione di solitudine e tristezza, mentre un
porpora in un contesto giallo brillante determinerebbe un senso di solennità.
Un verde accostato al giallo può significare
paura, mentre può avere carattere distensivo se lo metiamo vicino ad
un blu pallido.
Secondo le teorizzazioni degli autori,
in genere le associazioni colori - emozioni sono piacevoli o spiacevoli. In
linea di massima, i colori caldi (giallo, arancione e
rosso) sono aggressivi, irrequieti o stimolanti e positivi, mentre quelli freddi
(violetti, blu e verdi) sono negativi, scostanti e riservati, tranquilli o sereni.
Occorre fare però attenzione alle generalizzazioni indebite, poichè
i colori vivaci non implicano necesariamente vivacità emotiva. I colori,
cioè, ricevono il loro contenuto emotivo tramite le relazioni in cui
essi vengono rapresentati. Le relazioni sono il risultato di esperienze o associazioni
soggettive, le quali, come nel caso dell'arte espressionistica possono risultare
estremamente individuali.
Relativamente al modo personale di
rivisitare le tinte percepite da parte di un determinato soggetto, occorre ricordare
il pensiero di W. Kandinsky, per il quale il colore è un mezzo per stimolare
direttamente l'anima. In merito egli amava dire che l'armonia dei colori è
fondata su un solo principio: l'efficace contatto con l'anima. A suo avviso
ogni colore è dotato di un proprio valore espressivo e spirituale e,
di conseguenza, suo tramite è possibile rappresentare la realtà
spirituale prescindendo da qualsivoglia allusione oggettiva. A suo modo di vedere,
la luce colorata può avere particolari effetti sull'organismo. Da tempo,
ha avuto modo di scrivere nel 1910 Kandinsky, si cerca di usare la forza del
colore per aver ragione delle malattie nervose e delle tensioni quotidiane.
Egli in merito rileva che si è così scoperto che il rosso ha un
potere vivificante e stimolante anche sul cuore, mentre l'azzurro può
portare ad una paralisi temporanea. Simili valutazioni sembrano più 'artistiche'
e poetiche che scientifiche. Ciò non toglie che il principio di fondo,
quello relativo all'influenza dei colori sulle nostre emozioni, possa ritenersi
corretto.
Il linguaggio è espressione
di un sapere profondo, che a volte può sfuggire alle riflessioni più
distratte. "Hai una brutta faccia, il tuo colorito non mi piace molto". Questa
espressione di un soggetto preoccupato che si rivolge ad una persona cara chiama
in gioco il pallore il quale viene percepito dal valutante come un segno di
stanchezza, di preoccupazione o di malattia. "Tuo figlio ha proprio un bel colorito".
Ecco, come un modo di dire cromaticamente connotato che può consentire
l'esternalizzazione di stati d'animo complessi e non sempre consapevolmente
padroneggiati dal parlante.
Psicologicamente, più del
colore è importante il suo cambiamento. Se, per rimanere sulla tinta
evocante il pallore, lo sbiancamento è repentino, lo stesso può
chiamare in causa emozioni quali l'ansia, la paura o, al limite, lo stupore
catastrofico. "Sei sbiancato come un lenzuolo" è un'espressione che intende
alludere ad un cambiamento riferibile alle emozioni provate dal soggetto osservato.
Mutando colore, l'espressione facilmente coglibile nel dire quotidiano "Sei
diventato rosso" suggerisce un'interpretazione del tipo: "Stai mentendo" o "Sei
imbarazzato". "Sei nero, oggi hai proprio l'aria di chi ha cento diavoli per
capello". Il nero, in questo caso, rinvia alla persona che scopriamo rabbuiata,
che non riesce a riverberare dal suo viso luce alcuna. La persona felice, per
contro, tradisce un volto radioso, luminoso, trasparente. Il nero, almeno da
noi, è il colore della notte e della morte dell'intimorente e dell'ignoto.
Nera è la vita grama. Nera è anche la sfortuna e la fame.
IN SINTESI, A ME PIACE LA FOTOGRAFIA IN BIANCO E NERO,ECCO, L'HO DETTO!