martedì 20 maggio 2014

cosa si fa quando si preme il....clic!

L'atto del fotografare può essere suddiviso in tre fasi:

1 - il fotografo esamina il soggetto e con esso le sensazioni e le idee che questo gli suscita, cercando di capire ciò che significa per lui;
2 - analizza quindi gli elementi visivi della scena, cercando di capire quelli che ne esprimono meglio il significato;
3 - cerca il modo migliore di disporre quegli elementi nell'immagine, affinchè tale significato possa essere capito da chi osserverà la fotografia.

Alcuni fotografi riescono a farlo meglio e più velocemente di altri, a volte in maniera inconscia, automatica.
Questa sensibilità, questo intuito, è frutto dell'esperienza e della pratica fotografica, oltre che della sensibilità innata dell'autore.
Il fotografo di un certo livello e, comunque, animato da vera passione, anche senza macchina fotografica al seguito, osserva il mondo che lo circonda con questo spirito.

Possono essere stimolanti i pensieri di alcuni grandi fotografi:

ANSEL ADAMS:
 "Spesso ho pensato che se la fotografia fosse "difficile" nel vero senso della parola - nel senso cioé che la creazione di una semplice fotografia richiedesse lo stesso tempo e la stessa fatica di un buon acquerello o di una buona incisione - il salto qualitativo della produzione media sarebbe enorme.
L'assoluta facilità con cui possiamo produrre una immagine banale porta spesso ad una totale mancanza di creatività.
Dobbiamo tener presente che una fotografia può contenere soltanto quello che ci abbiamo messo dentro, e che nessuno ha mai saputo sfruttare appieno le possibilità di questo mezzo d'espressione".

EDWARD WESTON:
"Il compito più importante e anche più difficile del fotografo non è imparare a maneggiare l'apparecchio o a sviluppare o a stampare.
E' imparare a vedere fotograficamente, cioé addestrarsi a guardare il soggetto tenendo conto delle possibilità della sua attrezzatura e dei relativi procedimenti tecnici, in modo da poter istantaneamente tradurre gli elementi ed i valori della scena, nell'immagine che si propone di realizzare".

AARON SISKIND:
"Noi vediamo, come si dice, secondo l'educazione che abbiamo ricevuto. Nel mondo vediamo solo ciò che abbiamo imparato a credere che il mondo contenga. Siamo stati condizionati ad "aspettarci" di vedere. E, in effetti, tale consenso sulla funzione degli oggetti ha una validità sociale.
Come fotografi però, dobbiamo imparare a vedere senza preconcetti. Guardate gli oggetti di fronte, da sinistra, da destra. Osservate come le loro dimensioni crescano mentre vi avvicinate, come essi si compongano e ricompongano quando vi spostate lateralmente.
Gradualmente appaiono i rapporti tra gli oggetti, che talvolta si fissano in modo definitivo. E' questa la vostra fotografia".

W. EUGENE SMITH:
"Fino al momento dello scatto compreso, il fotografo lavora indubbiamente in modo soggettivo.
Con la scelta della tecnica di ripresa, con la scelta degli elementi del soggetto da includere nell'immagine e con la decisione del momento critico dello scatto, egli riesce a fondere tutte le varianti interpretative in un tutto emotivo".

BERENICE ABBOTT:
"Una fotografia è, o dovrebbe essere, un documento significativo, un'affermazione decisa che può essere descritta con una sola parola: selettività. Per definire il termine selezione si può dire che questa deve concentrarsi su un soggetto che vi colpisce fortemente e stimola la vostra immaginazione al punto che non potete fare a meno di fotografarlo.
Una foto, se non è dettata da questa irresistibile spinta, è sprecata. Ogni fotografo ha motivazioni e punti di vista diversi e da ciò deriva la grande differenza fra un metodo e un altro.
La scelta di un contenuto valido è il risultato di una felice fusione di un occhio bene addestrato e di una buona immaginazione nel comporre gli elementi".

HENRI CARTIER-BRESSON:
"Per me la fotografia consiste nel riconoscimento immediato, in una frazione di secondo, del significato di un evento e di una precisa organizzazione di forme che danno all'evento la sua migliore espressione.
Credo che, per il fatto di vivere, la scoperta di noi stessi avvenga contemporaneamente alla scoperta del mondo intorno a noi, che può modellarci, ma può essere anche da noi influenzato.
Fra questi due mondi, quello che è dentro di noi e quello che ci circonda, bisogna stabilire un equilibrio. In conseguenza di un processo di costante interazione, i due mondi si fondono in uno solo.
Ed è questo mondo che dobbiamo riuscire ad esprimere.

by Enrico Maddalena

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