lunedì 22 dicembre 2014

discorso semiserio sul tema, "come si fa" .

Ogni tanto qualcuno mi domanda, come ho fatto a fare quella foto, ottenere quella luce.., ecc
e non sò mai che risposta dare ( a parte ribadire il concetto che quello che riesco a produrre,quando mi va di lusso, è poco più che mediocre).
In teoria potrei rispondere con l'elencazione dei dati tecnici, ma non sarebbe la risposta giusta e tanto meno quella onesta.
In realtà per ottenere quella foto,c'è bisogno di essere fatti in quel certo modo,cioè avere lo stesso identico vissuto di chi fotografa , e non credo che questo basti,dato che la fotografia   nasce dall'interazione che  "in quel momento" si crea tra il soggetto (o la cosa) fotografato e chi fotografa.
Quando scherzando dico, che a 12 anni bisognerebbe avere letto tutti i libri di Salgari,Bulgakov e l'intera collezione originale di Flash Gordon,in realtà dico una parte di verità.
La visione che in un certo momento si crea nella mente dell'autore è frutto dell'intera vita dello stesso,e è cosa praticamente impossibile, che possano esistere due vite identiche.
Quindi, in pratica che bisogna fare per riuscire a fare le foto che fà Sebastiao Salgado?
semplicemente bisogna essere Sebastiao Salgado.
La capacità di gestione tecnica delle macchine fotografiche e del set, è solo un dettaglio, di norma il meno importante. Tutti possono imparare abbastanza facilmente a gestire la tecnica ma la differenza la fà tutto il resto.
E "per tutto il resto"  cosa si intende? si intende personalità,sensibilità,cultura,capacità o incapacità di interazione,creatività ecc. cosa spiacevole da dire,ma che certamente non è tra le cose meno importanti è possedere una buona salute; che ci permetta di poterci spostare,nei luoghi,tempi e orari, (spesso impossibili),in cui quella cosa accade,quella luce è presente, e così via.
Avere denaro (non poco) è  condizione  necessaria perchè queste cose possano avvenire. Non è un caso che "quasi" tutti i grandi fotografi appartenessero a un ceto sociale agiato. Senza denaro,tempo a disposizione e salute,dimenticatevi la carriera da grande fotografo, a meno che non abbiate la fortuna di appartenere alla esigua categoria dei geni.
Di foto perfette sotto il dettaglio tecnico ce ne sono moltissime, di buone foto ce ne sono molte meno,di foto eccezionali ce ne sono pocchissime,le foto originali sono rarissime.
Con le nuove tecnologie tutti,in qualche modo, possono fare foto,anche senza sapere una cippa di tecnica, infatti se ne fanno miliardi ogni giorno,ma la tecnologia non ti fà diventare un fotografo, per riuscirci bisogna essere...



fotografia e matematica (diaframma)


Calcolo per ottenere  l'apertura necessaria del diaframma,per avere profondità di campo dall'infinito a una distanza data.

apertura del diaframma              F²
                                                  ──
                                                   IxC                 
* I=iperfocale
*C= circolo di confusione  0,25mm



iperfocale              F²
                             ──
                             ƒx C

                               

il campo visivo

Inostri occhi tendono a vedere il mondo come un ovale orizzontale con i bordi sfocati, il loro campo visivo è un pò più ampio di quello di un obiettivo da 35mm su di una macchina 24x36.
Lo sguardo valuta la scena che gli sta davanti esplorandone e mettendo a fuoco con continuità, i diversi punti. Per questo motivo una fotografia può apparire deludente se paragonata al soggetto originale: L'obiettivo "vede" solo una scena contenuta in un rettangolo, mentre l'occhio aveva visto intorno al soggetto una serie di immagini leggermente sfumate.

Non lo sapevatelo? dite che non serve sapeverlo? per fare una buona fotografia serve più la cultura generale che la conoscenza dei settaggi della macchina fotografica. (cit. da: Il tipo che non sapeva leggere)

giovedì 11 dicembre 2014

fotografia in gergo (parte prima - perché l'altra ancora non si sveglia)

Appiattire: eliminare la sensazione del rilievo di un oggetto o dei dettagli di un soggetto attraverso la riduzione delle ombre.

Calzetta: con questa parola si definisce un pezzo di calza da donna fissato davanti alla lente frontale dell'obiettivo,generalmente con un elastico, al fine di ottenere un effetto flou.

Cerinaro: figura tradizionale romana che identifica il fotografo che si apposta fuori dalle chiese in attesa dell'uscita degli sposi. I cerinari non lavorano su commissione, ma a proprio rischio,mediante il meccanismo della cosidetta tentata vendita. Il matrimonialista ufficiale tollera di buon grado la presenza dello stormo di cerinari, anche perchè in ogni caso, lui ha la giornata di lavoro pagata. Dopo l'assalto, i cerinari si ripresentano al ristorante, dopo un paio di ore circa,per vendere agli invitati le fotografie montate su cartoncini. I fotogrammi dei provini a contatto vengono ritagliati e incollati su scatolette di cerini dati inomaggio ai presenti. Da questa consuetudine nasce il soprannome cerinaro.

Contatti (provini a contatto): i provini a contatto possono essere sia a contatto che in striscia. Nel primo caso il provino si presenta come una stampa di tutte le negative della pellicola riprodotte a grandezza naturale. Nei provini in striscia, invece, i fotogrammi vengono stampati in formato 4,5x7 cm circa, su un rotolo di carta fotosensibile.

Esplosione (zoom): particolare effetto di mosso radiale che si ottiene variando la focale di uno zoom durante l'esposizione. I migliori effetti si ottengono impiegando un tempo relativamente lungo (sotto 1/30 di sec) con la fotocamera posta sul cavalletto.

Flarata: immagine caratterizzata da flare, ossia dagli effetti di una riflessione interna alla fotocamera o all'obiettivo. In una fotografia flarata, la luce in macchina ha influito negativamente sull'immagine finale.
ps: nella moderna post produzione, viene usato un effetto che ne riproduce gli effetti estetici

Forcella (fare): modo di esporre la pellicola che comporta lo scatto di un certo numero di fotogrammi(bracketing,tradotto dall'inglese), di cui uno esposto secondo le indicazioni esposimetriche, e gli altri con una certa percentuale di sovra e sottoesposizione. In genere si usa questa tecnica quando non si è sicuri della corretta riproduzione dei contrasti e non si vogliono avere brutte sorprese dopo lo sviluppo.

Impallare (dettagli):  quando si fotografano soggetti posti su piani diversi può accadere che l'oggetto posto più lontano dalla fotocamera venga parzialmente coperto o comunque non sia perfettamente visibile a causa della sovrapposizione con un elemento in primo piano. In questo caso, i fotografi del centro Italia dicono che l'elemento in secondo piano viene "impallato" da quello più vicino all'obiettivo.

Impastati (dettagli): una foto sfocata, poco incisa oppure vibrata. Quando ad esempio l'immagine del soggetto si muove sulla pellicola durante l'esposizione, tutti i punti che la compongono vengono trasformati in tante linee. Dalla sovrapposizione  di esse i colori e i dettagli vengono mescolati (impastati).

Intontiti (colori): immagine tipografica riprodotta con colori non particolarmente brillanti. Il termine è squisitamente romano e deriva dalla parola "tonto", ossia persona poco brillante.

Luce di taglio: con questo termine, molto diffuso, si indica la luce prodotta da una sorgente di luce posta in modo molto angolato rispetto al soggetto e che crea un effetto di luce radente.

Luce in macchina: quando i raggi di luce colpiscono direttamente la superficie dell'obiettivo possono creare riflessioni tra le lenti che possono influire negativamente sulla nitidezza dell'immagine. Questi aloni luminosi, interni alla macchina fotografica e in gergo si definiscono luce in macchina.
Ps: anche questo "difetto" nella moderna post produzione viene usato come moderno effetto di luce.

Morbido: è un sinonimo di basso contrasto. La parola può essere impiegata per definire una illuminazione che produce ombre sfumate (luce morbida) oppure un obiettivo caratterizzato da una bassa incisione.

Neri densi: la parola stessa è sufficientemente rappresentativa. In termini pittorici si puo intendere  il nero denso come un colore puro, non mescolato con altri oppure non diluito in acqua.

Non montati!: è una indicazione da dare al tecnico del laboratorio, quando non si vuole che un rullo di diapositive venga consegnato con i fotogrammi montati nei telaietti. Le pellicole non montate a loro volta possono essere riconsegnate "...in striscia", ossia in un rocchetto arrotolato, sia "...non montate ma tagliate", cioè con la striscia di pellicola tagliata a segmenti di sei fotogrammi da inserire poi all'interno di un raccoglitore trasparente.

Ombra tappata, o chiusa: si definisce ombra tappata una zona non illuminata direttamente nella quale non sono visibili i dettagli del soggetto. In un'ombra tappatai toni sono tanto scuri da oltrepassare il limite di tolleranza della pellicola (ossia la latitudine di posa).

Piatta (foto): in genere si intende un'immagine dove il contrasto di illuminazione tra i vari elementi compositivi è molto basso.

Plasticone: contenitore trasparente dotato di taschine per l'inserimento dei fotogrammi, che consente una facile archiviazione delle diapositive di ogni formato.

Scaricare l'immagine: nella terminologia informatica significa trasferire all'interno del proprio archivio una serie di dati (file) provenienti da altro computer.

Scontornare: significa ritagliare, elettronicamente o con le forbici, i contorni di un oggetto per poi "inserirlo" , ad esempio su uno sfondo diverso.

Sgranata (foto): immagine in cui è chiaramente visibile la grana della pellicola. Quest'ultima può essere considerata sia un difetto che un effetto creativo. Le pellicole più sensibili sono le più sgranate.
ps: nella moderna post produzione viene creata artificialmente tramite filtro.

Sparata: nella fotografia e nella cinematografia, si definisce "sparata", una alta luce violenta e che puo generare difetti nella riproduzione delle immagini. Una sparata in genere è originata da riflessi indesiderati,come uno specchio che riflette in modo imprevisto la potente luce di un flash, generando un antiestetico punto di luce. Una sparata puo essere tanto intensa da generare una zona sovraesposta fino al bianco puro, "bucando" la pellicola.

Spuntinare: significa eliminare dalla superficie della stampa le "ombre" lasciate dalla sporcizia, che in genere si presentano come puntini o peletti bianchi. Il lavoro manuale di foto ritocco ossia la spuntinatura, viene eseguito con un pennello finissimo e dei colori speciali.
Le macchie cerate dalla polvere sui moderni sensori, viene tolta in post produzione mediante i pennelli presenti nei vari programmi....

Sviluppo variato: se la luce è poca e si deve obbligatoriamente fotografare con i tempi di scatto brevi, è possibile "tirare" la pellicola, ossia esporla per un valore di sensibilità superiore.
Quando il rullino verrà consegnato al laboratorio, si dovrà informare il tecnico di modificare convenientemente il tempo di sviluppo.

Test (della pellicola):  quando non si è sicuri della corretta esposizione e non si vuole eseguire un bracketing di ogni situazione, molti fotografi richiedono al laboratorio un test di sviluppo.
Il procedimento inizia all'atto della ripresa quando, prima di passare alle pose che costituiscono il servizio vero e proprio, il fotografo scatta cinque o sei fotogrammi identici allo stesso soggetto. Tutto il resto del rullo verrà poi esposto con la medesima coppia tempo diaframma, come avviene spesso lavorando in studio con una illuminazione di intensità fissa.
Al momento dello sviluppo il fotografo dovrà chiedere al laboratorio  di tirare fuori dal rocchetto e sviluppare solamente la striscia di pellicola corrispondente più omeno ai 5 fotogrammi iniziali. Attraverso l'analisi dei risultati il fotografo potrà stabilire il modo migliore per sviluppare il resto del rullo oppure eseguire un tiraggio "schiarendo" oppure sottoesponendo il resto del rullo.

Test in coda: è una indicazione supplementare che serve per fare eseguire il test della pellicola sui fotogrammi finali anzichè su quelli posti in testa al rullino

Tiraggio: esporre e sviluppare la pellicola per una sensibilità diversa da quella nominale. Vedi anche la voce sviluppo variato.

Vibrata: immagine leggermente mossa a causa di una vibrazione della fotocamera avvenuta durante lo scatto. Si distingue dall'effetto mosso propriamente detto per essere appena percettibile, ma pur sempre sufficiente a compromettere la nitidezza generale della fotografia.










martedì 9 dicembre 2014

La Fotografia nel Cinema


                LA FOTOGRAFIA CINEMATOGRAFICA
                                                 

 "Io credo che ognuno di noi dia una parte della propria vita quando tenta di scrivere con la luce la storia di un film; proprio come fa l'autore musicale con le note, lo sceneggiatore con le parole, così facciamo noi scrivendo con la luce"
(Vittorio Storaro)


Nel cinema d'autore, il cineasta unico responsabile del processo filmico non di rado firma, oltre alla regia, anche altri incarichi cardine del ciclo produttivo, importanti sia dal punto di vista tecnico che artistico: la  produzione ma anche il soggetto, la sceneggiatura, il montaggio, in alcuni casi la musica (Charlie Chaplin e John Carpenter   ad esempio) e addirittura l'interpretazione quale protagonista (ancora Charlie Chaplin e Orson Welles soltanto a citarne due!). Il regista autore unico non è poi tanto una rarità, basta che possieda pregevoli capacità espressive e buon potere contrattuale presso i produttori ed ecco che potrà seguire personalmente tutto il ciclo di lavorazione e nelle sue singole sfaccettature, fino al montaggio finale, il director's cut.
Ma se c'è un incarico che di solito non assume personalmente è la fotografia; il responsabile di essa, il direttore della fotografia, è spesso il suo collaboratore più importante, il suo braccio destro. Sostiene Vittorio Storaro tra i più importanti in questa professione e vincitore di tre premi Oscar: "L'autore della fotografia esprime una creatività del tutto personale, che certo si concilia a un'orchestrazione più ampia diretta dal regista, ma che si specifica e connota proprio a partire dalla capacità di un autore d'imprimere nell'opera un tratto del tutto personale ed ideativo" e continua ancora,"Chi decide la composizione dell'immagine? Certo lo spazio è deciso dal regista, certo lo spazio è riempito da quel numero di coautori, come lo scenografo, il costumista, il montatore, l'attore, eccetera, ma chi dà il modo di vedere, credo sia essenzialmente colui che in questo momento chiamiamo direttore della fotografia".Per Federico Fellini "Il film si scrive con la luce" e se lo stile di un autentico cineasta si esprime con la luce, la fotografia di un film allora è la regia della luce!
Il direttore della fotografia è un tecnico altamente specializzato e dotato allo stesso tempo di capacità espressive e qualità artistiche; è nel modo in cui realizza la fotografia che si caratterizza quale artista. Il regista può seguire in prima persona la fotografia usufruendo del responsabile di quest'ultima come tecnico sul campo, oppure la delega completamente ad un direttore esperto conferendogli spesso una certa autonomia e che con il regista si confronta durante la preparazione del film per pianificare il taglio dell'immagine che si vuole ottenere. Quindi la luce di un film dipende genericamente dal regista ma in via specifica è compito del direttore della fotografia, conosciuto anche come autore della fotografia o operatore capo. Per Abel Gance: "Il Cinema è la musica della luce"; con la fotografia si dà senso e rilievo agli spazi, in altezza, in larghezza, e nella profondità attraverso giochi di luci e ombre conferendo l'atmosfera a tutta l'opera; ma la fotografia è anche tutto ciò che concerne l'immagine e la composizione dell'inquadratura. Per Louis Delluc: "Il Cinema è pittura in movimento".

Il direttore della fotografia ricopre fondamentalmente tre incarichi: illuminare, inquadrare e impostare l'apertura dell'obiettivo ovvero il diaframma (definisce la quantità di luce che va ad impressionarsi sulla pellicola); è responsabile dell'immagine e per essa dell'illuminazione della scena e non solo con gli impianti luce veri e propri, le lampade per intenderci, ma sceglie anche la pellicola e per essa l'obiettivo, la sua apertura e i filtri; inoltre dirige gli operatori, gli assistenti, i macchinisti e gli elettricisti, collabora strettamente con lo scenografo, l'arredatore e il costumista.

Inquadrare è una questione non solo tecnica ma anche artistica; inquadrare significa definire i limiti spaziali di ciò che viene ripreso. Le inquadrature possono essere soggettive, quando cioè la macchina da presa vede attraverso gli occhi di un personaggio della scena, e oggettive quando la macchina vede ciò che accade da un punto esterno ad essa. Le inquadrature inoltre vengono classificate per convenzione in relazione ad una figura umana in piani, quando si filma un personaggio ben presente sulla scena, primissimo piano, primo piano, piano medio, piano americano e figura intera, e in campi, quando la figura umana nell'inquadratura è un elemento secondario, campo totale, campo medio, campo lungo e campo lunghissimo; ricordiamo per ultimi il fuoricampo ed il dettaglio.
Inquadrature straordinarie e toccanti, tramonti commoventi, albe suggestive e panoramiche pittoresche, sono frutto della collaborazione tecnico-artistica tra regista, direttore della fotografia e scenografo in percentuali diverse a seconda dei casi. L'uso della luce è strumento espressivo cardine nella cinematografia. È possibile illuminare un soggetto in cinque modi diversi: frontalmente, lateralmente, dall'alto, dal basso e da dietro (controluce) e in tutte le loro combinazioni, fino alla luce diffusa che illumina le zone oscure ammorbidendo le ombre. Frontalmente il soggetto viene schiacciato verso il fondo e in controluce ne risulta fortemente in rilievo. Con luce laterale invece si mettono in evidenza le superfici e la loro natura nello spazio. Naturalmente illuminando la scena in modo diverso avremo una grande varietà di forme artistiche: si potrà avere una fotografia «impegnativa» e quindi fortemente espressiva e personale oppure «trasparente» cioè inespressiva e a totale servizio della narrazione, (così come accade nel corrispettivo montaggio trasparente). La luce può essere normale o filtrata, naturale o artificiale; quest'ultima permette maggiori possibilità espressive.
La luce modella dando espressione ai volumi e per questo è fondamentale nei suoi aspetti tecnico-artistici. Per Vsevolod I. Pudovkin, "Un attore non illuminato non esiste nella macchina da presa".

mercoledì 3 dicembre 2014

fotografia e paracadutismo

Un paracadutista in caduta libera, tenendo conto dell'attrito dell'aria, raggiunge una velocità di circa 150 km/h.Quindi come faranno a fare le foto "non mosse" mentre scendono come palle di cannone?
Il paracadutista  che fotografa (quando  si trova alla stessa altezza) scende alla stessa velocità del fotografato,quindi l'effetto che ne esce fuori è l'azzeramento della velocità di caduta,nel caso si trovi perpindicolarmente sopra o sotto, per effetto della prospettiva,ottiene lo stesso effetto.
E come si fa a fare le foto mentre si scende?
Bisogna montare la macchina fotografica sul casco o su una parte del corpo che non impedisca la giusta apertura del paracadute e azionarla tramite telecomando. Le mani debbono essere libere per governare la caduta e manovrare le cordicelle del paracadute. Per l'inquadratura e l'esposizione si fanno alcune prove a terra in situazioni simili di luminosità. Come obiettivo si usa un grandangolare 28mm o più corto,che ci offre ampio angolo di ripresa e una grande profondità di campo.
Beh, adesso non vi resta che buttarvi..oh,indossate il paracadute mi raccomando!!


PS:
I corpi materiali cadono nel vuoto (escludendo l'attrito) tutti alla stessa velocità indipendentemente dalla loro massa.
Un corpo quindi in prossimità della superficie terrestre subisce la stessa accelerazione di gravità che è circa 9,81 m/s-2, ( con lievi variazioni ai poli e all'equatore ), tenendo conto della sola forza peso (non della massa).
Se invece si tiene conto dell'attrito dell'aria la velocità massima raggiungibile viene comunemente chiamata “velocita limite”, e dipende dalla massa del corpo, dalla sua aerodinamicità (forma) e dalla viscosità del fluido in cui è immerso il corpo.
Su un corpo in caduta libera agiscono 2 forze: la forza peso e la forza di attrito con l'aria.
Quindi, durante la caduta, la velocità continuerà ad aumentare, ma l'accelerazione diminuirà mano a mano che la velocità aumenta, fino ad arrivare a 0 (velocità limite).